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03 giu 2014

I danni del benaltrismo

di Luciano Caveri

Sul sito "unaparolaalgiorno" si descrive molto bene un atteggiamento ormai ricorrente e battezzato, con un neologismo nato all'inizio degli anni 90, il "benaltrismo". Propongo il testo, da lì traggo e ringrazio, come base di partenza: "Questa tendenza retorica consiste nell'attaccare un'affermazione che esprime un problema o una soluzione affermando a propria volta che i problemi o le soluzioni sono "ben altri". L'atteggiamento del benaltrismo non è quindi di critica verso un'affermazione in sé, ma sull'ordine di importanza dell'affermazione stessa. Quelle sulla priorità di un problema o sull'opportunità di una soluzione sono considerazioni legittime ed intelligenti, ma il benaltrismo è il lato patologico di queste considerazioni, quando sono esasperate e ottuse: infatti ragionando logicamente è sempre possibile trovare problemi più grandi e soluzioni più radicali. La discriminazione è un problema? Ben altri sono i problemi: la gente non ha lavoro. La gente non ha lavoro? Ben altri sono i problemi: la struttura del mercato e della finanza deve essere riformata. Il mercato e la finanza devono essere riformati? Ben altri sono i problemi: dobbiamo pensare innanzitutto all'inquinamento. L'inquinamento è un problema? Ben altri sono i problemi: le ragioni dell'estinzione di massa del "Permiano-Triassico" sono ancora sconosciute, e se ricapita siamo daccapo noi e tutte le specie della Terra. Senza contare asteroidi e alieni minacciosi. Il benaltrismo è la posizione del "solone" che vuole mostrare di saperla lunga, indicando dal pulpito i veri problemi e le vere soluzioni, mentre si crogiola in quella che è una sostanziale e impotente inerzia. Ciò che il benaltrista non fa è focalizzare i passi successivi da compiere vagliando problemi e soluzioni con sensata priorità: "un viaggio di diecimila miglia inizia con un singolo passo" diceva il saggio. Secondo il benaltrista, inizia con ben altri passi". Va aggiunto - a completamento - che non sempre il "benaltrista" ha un atteggiamento, come si diceva poche righe fa, da "solone", ma esiste anche chi non è in buona fede. Nella politica valdostana un classico è quando con qualcuno magari critichi "Tizio" (tipo Augusto Rollandin) e lui, ovvio tifoso, risponde «già, ma anche "Sempronio"» (tipo Laurent Viérin). Oppure se critichi certe scelte finanziarie della Regione spostano l'oggetto della discussione sull'Europa «brutta e cattiva». Oppure ancora – più ideologico – segnali il dilagare della destra estrema e persino neofascista in Europa ed il tuo interlocutore replica che «anche il comunismo ha fatto un sacco di danni». Vien da dire ogni volta: non scantoniamo e restiamo sul punto, altrimenti meglio lasciar perdere…