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01 giu 2014

Paradossi vicini e lontani

di Luciano Caveri

La politica è fatta, come noto, di paradossi, cioè di situazioni - come dice la parola stessa - che sono "affermazione, proposizione, tesi, opinione che, per il suo contenuto o per la forma in cui è espressa, appare contraria all'opinione comune o alla verosimiglianza e riesce perciò sorprendente o incredibile". Lo si vede anche per quanto sta avvenendo in queste ore in Valle d'Aosta, dove - con la regia occulta di chissà quale "saggio" - si stanno cucinando strane pietanze per i valdostani. Ma per ora tocca attendere per capire non solo i fatti se si realizzeranno, ma soprattutto i gustosi e forse incredibili retroscena. Aspettiamoci profluvi di aggettivi roboanti per spiegare un'eventuale realtà, che sarebbe scarna come un osso di seppia. Ci pensavo a questa storia dei paradossi, in attesa di applicarli a vicende vicine, rispetto a un caso di scuola per chiunque creda nel federalismo e guardi al rapporto sempre contradditorio fra il Québec, largamente francofono e fortemente legato ad un proprio senso identitario, e il proprio Paese di appartenenza, il Canada. Ebbene, nelle ultime elezioni, gli indipendentisti, che finora hanno fallito i referendum per avere un Québec quale vero e proprio Stato, si sono presi un'ulteriore legnata e questo sembrava, nell'interpretazione di molti commentatori, un punto e a capo, anzi una tomba. Dunque, per converso, si prospettava una "canadizzazione" - scusate il neologismo - del Québec. Ed invece leggo sulla stampa canadese - e ne prendo pezzi da diverse testate, che ormai leggo via Internet (meraviglie della tecnologia) - di un studio commissionato dallo stesso Governo centrale, che mostra una situazione interessante e, come dicevo all'inizio, paradossale: "Le sentiment d'attachement au Canada des Québécois s'est effrité au cours de la dernière décennie, constate une étude réalisée pour le compte du Bureau du Conseil privé. (…) La firme "Walker consulting group" a été mandatée pour réaliser une de ces études. L'un des principaux constats de la firme dans son rapport remis en janvier 2014, intitulé "Examen des liens qui unissent les Canadiens", est que le sentiment de profond attachement au Canada des Québécois s'est étiolé depuis 2003. La firme cite à cet égard les résultats d'un sondage annuel réalisé par Environics. «Le niveau de profond attachement au Canada dans la province de Québec a chuté au cours de la dernière décennie, passant de 50 pour cent en 2003 à 34 pour cent en 2012. Aucun changement comparable ne s'est produit à l'extérieur du Québec», peut-on lire dans le rapport". Si punta il dito proprio sul ruolo del Governo federale: "Cette baisse serait attribuable, selon la firme, au genre de discours politique qui est tenu à Ottawa. «Quand on se livre à la politique de la division (wedge politics), des différences de valeurs minimes (ou des présumées différences) peuvent être exagérées pour des gains politiques et pour diviser. Cela a pour effet de miner l'objectif précis que nous tentons de réaliser de forger une identité unifiée», peut-on lire". Certo ci sono dei fatti concreti: una certa esaltazione nazionalistica di date storiche "canadesi", che poco importano al Québec, così come quel mantenimento del legame con la Monarchia inglese, che ai francofoni non piace. Vi sono poi interessi economici, come lo sfruttamento del settore petrolifero in modo intensivo (specie gli scisti bituminosi) e la sottostima che i conservatori al potere ad Ottawa fanno di quei cambiamenti climatici, che invece stanno a cuore ai québecois. Replica del Governo canadese, sulla difensiva: "«Nous avons accompli plusieurs gestes pour souligner le rôle important que joue le Québec, notamment en reconnaissant que les Québécois forment une nation à l'intérieur du Canada et en accordant une place au Québec à l'Unesco», a affirmé Carl Vallée, un proche collaborateur de M. Harper. Il a aussi rappelé que le gouvernement a investi d'importantes sommes pour marquer le 400e anniversaire de fondation de la ville de Québec en 2008 et que le premier ministre tient à prononcer ses discours d'abord en français parce qu'il croit que le français est la «langue fondatrice du Canada»". Interessante, vero? Mi domando se e come, in quest'epoca di crisi "multistrato" fra Stato e Valle d’Aosta, componenti della stessa Repubblica, ma con due personalità istituzionali egualmente rispettabili, sia il "sentiment" dei valdostani rispetto a molti degli accadimenti e dunque, per così dire, dell'"attaccamento" all'Italia. Lo dico in analogia con lo studio sopracitato. Penso che anche da noi dati concreti sarebbero più utili di molta convegnistica. Ma forse è una proposta che vola troppo alto rispetto a quanto potrebbe partorire certa politica odierna.