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01 apr 2014

Flop story

di Luciano Caveri

Fa piacere - specie per chi, come me, ne ha scritto in termini problematici, quando c'era chi diceva, mentendo anche in sedi ufficiali, che tutto funzionava come un orologio svizzero - sapere che per le "Terme di Saint-Vincent", già in difficoltà a meno di due anni dalla riapertura, dopo una spesa cospicua per una prima ristrutturazione del complesso anni Sessanta, si volta pagina con una nuova gestione. Appare, infatti, sulla scena un nuovo soggetto, che sembra finalmente esperto e titolato per la difficile risalita dopo il precipizio. Torna nel paese un briciolo di speranza, dopo una serie continua di delusioni e di invenzioni infruttuose. Con la crisi del Casinò ci si augurava, non a caso, che le Terme rinnovate fossero un nuovo pilastro per il turismo ed invece per ora regna la delusione. Sarà interessante, nel contempo, vedere, oltre al rilancio dell'attività, come proseguirà il resto delle realizzazioni previste, in capo alla "Bonatti" di Parma, che vinse la gara. Mi riferisco agli spazi del centro benessere da completare, alla parte delle vecchie Terme e soprattutto - uno dei punti cardine del "project financing", pena la nullità dell'operazione, così come concepita con bando europeo - la ristrutturazione dello storico albergo "Source". Tra l'altro, se non si interverrà in fretta su questo antico immobile, prima o poi l'edificio cadrà ancora di più a pezzi con qualche cedimento strutturale e nessuno potrà piangere lacrime di coccodrillo. Incuriosisce, anche a questo proposito, sapere che, in epoca di tagli draconiani alla sanità pubblica con conseguenze sui convenzionamenti con i privati, ci sarà più spazio per gli aspetti sanitari. Già in passato esistevano piste promettenti, subito abbandonate nel 2008 con il ritorno alla Presidenza di Augusto Rollandin, ma che avevano al centro la logica termale. Con la premessa indispensabile che si dovesse cercare in profondità della morena quantitativi d'acqua in più rispetto all'ormai ridotta sorgente della tradizionale "Fons Salutis". Pensare che il termalismo, risorsa del passato, cui si affianca il vasto settore del wellness e del possibile filone sanitario, è una prospettiva cui in Valle d'Aosta non si può prescindere, come ben sanno altre zone alpine che non hanno perso tempo. Il caso di scuola di Pré-Saint-Didier, stabilimento termale tradizionale riconvertito in benessere (senza quell'aspetto sanitario dermatologico che poteva essere fruttuoso) è importante, anche se personalmente noto - avendo avuto l'onore di inaugurarlo - un rischio di affollamento. Ammiro gli alberghi, di lusso ma anche con meno stelle, che hanno saputo dotarsi di strutture legate alla cura del corpo e dello spirito: è una dimensione che si lega benissimo al mondo della montagna e vien da sorridere, per l'incultura rispetto al territorio, a pensare che a Saint-Vincent alle Terme sono stati proposti trattamenti di talassoterapia...