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28 gen 2014

I super "bisonti" della strada

di Luciano Caveri

Quando mi è capitato di spiegare in pubblico come la politica europea e le sue decisioni impattino sulla nostra vita quotidiana, la scelta più facile è sempre stata - ad esempio di fronte ad una scolaresca - scegliere la strada degli esempi concreti. Non c'è argomento che non si incroci, in maniera più o meno approfondita, con qualche forma di normativa o decisione comunitaria. Oggi vorrei parlarvi di una discussione che agita da tempo una parte del mondo alpino e che riguarda il futuro della politica dei trasporti. Ricordo di averli visti per la prima volta in Svezia e di aver pensato ad un'allucinazione. Proprio lì, durante un incontro sul futuro dei motori meno inquinanti, ho fatto un giro, guidando goffamente, su di un "bestione" di questi, in un autodromo di un'azienda di camion, rimanendo stupito dell'indispensabile sistema di telecamere a supporto dell'autista, vista la mole del camion. Mi riferisco a quei mezzi enormi, che pesano sessanta tonnellate e sono lunghi venticinque metri, pensando che in genere i "Tir" in giro non superano i sedici metri, con pesi in media da trentadue tonnellate. Si chiamano "gigaliner" o "megatruck" ed, in pratica, sono dei giganteschi "Tir", utilizzati appunto lungo le poco frequentate strade del Nord Europa. Paesi che spingono da tempo sull'Unione europea per farlo circolare anche nel resto d'Europa, Italia compresa, dove ora è vietato. Per le società di trasporto l'uso di questi giganti sarebbe un business soprattutto sui lunghi percorsi. Ma questa scelta sarebbe del tutto contraria alla difficile battaglia, da tempo avviata in Europa, per far viaggiare le merci su rotaia. Nelle Alpi, compreso l'asse del Monte Bianco, che pure ha problemi strutturali mica da ridere, compresa la sagoma del traforo, una scelta del genere sarebbe una follia. Se i "megatruck" da sessanta tonnellate fossero autorizzati a circolare ci sarebbero problemi si sicurezza stradale e i costi di adeguamento di alcune strutture stradali e della manutenzione aumenterebbero di molto. Questa vicenda è esemplare non solo della ricaduta sui territori di decisioni assunte a Bruxelles e spesso ignote a chi ne subirebbe gli effetti, ma è significativa di come si combatta ogni giorno una battaglia per conciliare gli interessi diversi. Il caso del trasporto merci è significativo: da decenni i documenti comunitari spingono per una riduzione dei mezzi pesanti in circolazione a favore, in molte circostanze, del trasporto con il treno delle merci. In zona alpina poi dovrebbe incidere quel "Protocollo trasporti" della Convenzione Alpina che vieta scelte che possano incrementare il trasporto su gomma ed è certo il caso di cui parlo. Ma attorno ai "Tir" esiste una lobby organizzata ed efficace, mentre il sistema ferroviario europeo stenta ad avere una reale dimensione continentale sia per ragioni politiche che per standard tecnici. Per cui costruita una prospettiva non si riesce mai a raggiungerla per i mille impedimenti e i "gigaliner" sono un caso evidente di una contraddizione da evitare.