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18 gen 2014

Le vacche non sono tutte uguali

di Luciano Caveri

Ogni tanto devo convincermi che tutto quel che sta capitando - mi riferisco al quel che non funziona nell'economia e nelle istituzioni di governo della Valle d'Aosta - passerà. Confesso che sto facendo uso delle scorte di ottimismo più nascoste e ogni tanto penso che, una volta esaurite, dovrò ingegnarmi, se necessario, per trovare un nuovo filone di speranza e fiducia cui attingere. Se non fosse persino uno sproposito, verrebbe da citare Georg Wilhelm Friedrich Hegel e la sua celebre espressione «una notte in cui tutte le vacche sono nere». Si riferiva - in una polemica filosofica - a quella sorta di buio avvolgente, in cui tutte le cose non sono più ben distinguibili, non perché non ci siano delle differenze, ma perché ogni diversità viene appunto offuscata dal buio, che finisce per creare delle ombre. Ci pensavo rispetto agli attacchi, ormai sistematici, nelle istituzioni e sui mezzi d'informazione (ciliegina sulla torta è stato il recente "Porta a Porta" con il sempreverde Bruno Vespa) verso le autonomie speciali. Si fa di tutto un'erba un fascio delle "speciali" (tutte le mucche sono uguali nel buio) per portarle tutte al macello. Così quella fiammella di federalismo, che c'è nelle autonomie differenziate, è destinata a scomparire a beneficio di un generale regionalismo debole su cui trionfi lo Stato-Nazione. Cose da non credere e, in questa situazione, una manovra di umiliazione e forse - nel caso valdostano - di scomparsa di una forma di autonomia, si intravvede un rischio persino da svolta autoritaria. Non nascondo certi timori, perché ogni crisi economica coincide con forme di neocentralismo - persino nei Paesi federalisti - ma è diverso il rischio, in un'Italia dalla fragile democrazia, di trovarsi in malaparata con una "Repubblica delle banane". Mi ha fatto sorridere, ma per non piangere, il commento secco e condivisibile in un tweet, del consigliere provinciale, autonomista trentino, Lorenzo Baratter: "Porta a porta. L'Italia è quel pastore che, avendo nove pecore ammalate e una sana, anziché guarire le malate ammazza quella in salute". Giustissimo e fatemi aggiungere ancora un pensiero. Di fronte a questa situazione, c'è oggi invoca - ma lo vedo come una furbesca difesa di una propria rendita di posizione - un'unanimità in Valle d'Aosta per evitare che trionfi una logica alla "divide et impera". Per me questa impostazione assomiglia alle già citate mucche nel buio. Prima di spegnere la luce, bisogna appurare chi, in questi ultimi anni, ha compromesso i nostri rapporti con Roma e non esiste gioco di prestigio che, ex post, ci renda tutti uguali. Solo una salutare catarsi potrebbe darci una rinascita, in favore di una onesta e convinta azione autonomista. Giorni fa, un mio follower scriveva con un pizzico di ironia e di garbato dissenso: "anche in #valledaosta la "distruzione creatrice" di #Schumpeter, ma creatrice di cosa?!". Di qualcosa di nuovo.