Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
15 gen 2014

Quando ci vuole ragionevolezza

di Luciano Caveri

Casa mia, a Verrès, dove sono cresciuto, distava poche centinaia di metri dalla scuola elementare. L'unico pericolo era rappresentato dall'attraversamento della strada statale, poi si passava in un prato e mi ritrovavo in classe. Idem per le scuole medie, un pochino più distanti. Non ho memoria di quando ho cominciato ad andare e tornare da solo: ero certamente piccolissimo. Per questa "libertà" ero stato del tutto responsabilizzato, in un paese dove esisteva un ovvio controllo sociale e non a caso potevo andare in giro a piedi e in bicicletta senza alcun impedimento, fin da bambino. Sarà impensabile oggi, ma si trattava di fiducia e di un processo intelligente di responsabilizzazione. Poi potremmo a lungo disquisire su di un mondo meno violento e pericoloso, ma fatemi dire che ci sono troppi bambini oggi che rischiano grosso per un eccesso di bambagia, in cui finiscono per essere avvolti da genitori che da apprensivi rischiano di trasformarsi in tiranni. A causa della segnalazione di un collega, mi sono trovato di fronte ad un dedalo giuridico, perché un'Istituzione scolastica valdostana ha cominciato a porre il problema dell'obbligo di accompagnamento dei genitori, per ora all'uscita (ma si arriverà anche all'ingresso, se tanto mi dà tanto). fissando come limite i quattordici anni. Per cui il sottoscritto, pendolare in treno, se la norma fosse cogente, sarebbe andato in IV Ginnasio ad Aosta ancora accompagnato dai genitori per i primi mesi di scuola! Scavando in questa storia, ho trovato circolari, cause civili e penali, sentenze che formano una composita giurisprudenza e pure gli accordi internazionali sui bambini, cui l'Italia aderisce, che obbligano ad avviare un processo di progressiva autonomia dei più piccoli. Si aggiungono molte esperienze in Italia e in Europa (ci sono Paesi in cui i bambini devono imparare ad andare a scuola da soli), dove - per evitare il traffico delle auto - si creano progetti appositi per mandare i bimbi a scuola a piedi. Da noi, invece, si agitano reati tipo "abbandono di minore", si disconoscono liberatorie semplici o dettagliate, si svolgono assemblee sul tema in cui tutti fanno i giuristi e li invidio davvero perché poi, in Italia, la Giustizia - unico caso di federalismo inventivo - ha detto sul tema tutto e il suo contrario. Urgono chiarezza, procedure e forse - mi odio mentre lo scrivo, perché basterebbe il buonsenso - una leggina ad hoc che eviti, in chi le ha, le paure per responsabilità troppo grandi e dia certezze ai genitori e pure ai bambini, che sono esseri pensanti, benché in scala ridotta, perché in crescita. E per crescere devono, sin da piccoli, capire che esistono regole da rispettare e comportamenti da tenere. Ma, per favore, usiamo come punto di riferimento, la ragionevolezza!