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03 gen 2014

Il romanzo e la realtà

di Luciano Caveri

Ho avuto il piacere di conoscere lo scrittore torinese Alessandro Perissinotto, autore di "noir" (o, se preferite, polizieschi), ma anche di saggi su Internet e multimedialità, che derivano dal lavoro di docente universitario. È stato un caso: essere stato chiamato in una manifestazione a Gressoney-Saint-Jean in cui - ma poi nel dialogo abbiamo divagato - ho presentato il suo ultimo romanzo, intitolato "Le colpe dei padri". Nell'oretta di botta e risposta - e a me la parte dell'intervistatore piace - abbiamo parlato di tante cose, cominciando dalla sua esperienza narrativa, iniziata con un primo libro nel 1997 e proseguita, attraverso diversi libri, sino a quest'ultimo, giunto secondo al "Premio Strega". Si tratta di un volume, io l'ho letto come ebook, avvincente, che oscilla - ambientato a Torino - fra i tempi odierni, in cui la crisi dell'industria e la delocalizzazione delle imprese pesano (e incombe, a conclusione del libro, il possibile addio al Piemonte della "Fiat") e continui rimandi agli anni Settanta con i drammi del terrorismo di "Brigate Rosse" e di altre sigle. Io una piccola parte di quegli anni l'ho vissuta, anche per via di alcuni amici che militavano nell'area di Autonomia e poi, proprio agli esordi della mia carriera giornalistica, ho lavorato nel capoluogo torinese. Per cui certi ricordi di Perissinotto - più giovane di me di cinque anni - li ho ben presenti e sono lo specchio di "anni di piombo" cupi e di difficili lettura, specie mentre si vivevano e erano troppi a giocare, specie in una logica di stolida simpatia, con il fuoco dell'estremismo. Per chi non abbia idea del numero e della tipologia delle vittime guardi qui. Il romanzo, in questo "va e vieni" fra passato e presente, offre spunti di riflessione, che mostrano la vitalità del romanzo come strumento di lettura della realtà, pur nell'intrico di storie fantasiose mischiate alla cronaca davvero accaduta. Ma con Perissinotto abbiamo guardato anche ad altri suoi libri, come "Semina il vento" sui problemi d'integrazione multiculturale in area alpina o "Per vendetta", ambientato nell'Argentina ancora scossa dai ricordi delle tragedie della dittatura (con un passaggio riguardante un incidente in montagna ambientato in Valle d'Aosta). A chiudere la serata un annuncio e alcuni ricordi divertenti. L'annuncio è che il prossimo libro, ma con personaggi torinesi in primo piano, sarà ambientato in Cina. I ricordi divertenti riguardano il libro "Ti ricordi?", fatto di evocazione dei soggiorni da bambino in Val di Lanzo, vallata alpina francoprovenzale. In un "abbecedario della memoria", descritto in alcuni punti dallo scrittore, si descrivono luoghi, situazioni e personaggi, che potrebbero vivere in qualunque punto delle Alpi. Si va dal ricordo delle attrezzature sciistiche di un tempo alla presenza dei bar nei piccoli paesini, dall'uso dei nomignoli per distinguere le persone in un batter d'occhio a certe bevande di un tempo, come la gazzosa con la biglia. Nella sua narrazione, ci sono emozioni e sentimenti, spesso contrastanti, in cui la vita e la morte si inseguono, in un impasto fatto di amore, odio, speranze e delusioni. In fondo, costruita in trame che creano suspence, si tratta nient'altro che dell'esistenza, nostra e altrui, come la conosciamo.