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01 gen 2014

Sul cucuzzolo della montagna...

di Luciano Caveri

Un paio di sci nuovi, di quelli che hanno scritte talmente innovative e inquietanti, che ti viene voglia di farli andare da soli, mentre tu ti bevi al bar una cioccolata calda. Lo stesso vale per il materiale tecnico d'abbigliamento, che è spiegato in modo così roboante da farmi sentire un astronauta. Idem gli scarponi, che dovrebbero essere il top del confort, ma i miei piedi non ne paiono del tutto convinti. Accarezzo l'idea delle calzature da sci "à la carte", come si può fare ormai con appositi esperti che ti modellano la scarpa praticamente su misura. Insomma, sono andato a sciare: l'ultima volta - capisco che è un vezzo - avevo sciato, mesi fa, in un enorme capannone innevato con chalettini in stile tirolese a Dubai. E saranno le giunture che scricchiolano e il fiatone che deriva dalla stupida presunzione di far le piste tutte di filato, ma non posso non pensare - il giorno della prima lezione di sci per il treenne Alexis - all'evoluzione nel tempo e mi sento una sorta di "Matusalemme". Oggi chi comincia lo fa con materiale leggero e friendly e su tappeti che ti portano sul declivio con evidente confortevolezza. Io ho cominciato con sci novecenteschi di legno con scarponi con i lacci e, prima di affrontare quegli skilift, talvolta con pendenze impressionanti (se si fermava, da principiante, era un bel batticuore), toccava - simile a un rito d'iniziazione di un giovane indigeno nella giungla - risalire il pendio a scaletta e da bambino era una piccola "via Crucis", bardati con maglioni, cappelli, sciarponi e giacche a vento degne dei soldati della Prima Guerra mondiale. Su certi impianti - penso alla seggiovia del "Weismatten" a Gressoney-Saint-Jean con pista nera da incubo - ti fornivano di coperta, come se fosse stata una tradotta. I maestri di sci non erano i gentili maestri di sci di oggi, ma - in linea con i maestri di scuola del tempo - avevano una intrinseca severità con il giovane neofita e qualche racchettata nel sedere per calmare gli eccessi degli allievi in fila nelle classi collettive scappava! E poi le piste. Mi ha fatto ridere mio fratello, già sessantenne, l'altro giorno con la descrizione del primo giorno di sci nel comprensorio del Crest di Champoluc non battuto dopo la nevicata. Conseguenza: il ritorno delle gobbe, incubo delle piste, prima che i gatti delle nevi diventassero dei leoni delle nevi con delle cilindrate spaventose che spianano qualunque cosa. E Alberto, tapino, ammetteva: «Non ero più abituato, sono un uomo morto!». Plaudo, dunque, senza nostalgia all'evoluzione tecnologica. Ho delle foto della conca di Pila che risalgono al periodo fra gli anni Trenta e Quaranta dei primi passi dello sci in Valle. E' un insieme straordinario di immagini, che riempiono di nostalgia per i tempi pionieristici, ma certo oggi lo sci è diventato più facile per tutti.