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02 dic 2013

Sono un cangatto

di Luciano Caveri

Sono un gatto o un cane? Il tema è diventato politico da quando, facendo piazzare (per poi rimuoverlo dopo che la questione è stata portata in Consiglio Valle) una sagoma di una statua di un montanaro con i due animali, nella piazzetta coperta dell'Assessorato regionale alla sanità, l'assessore Tonino Fosson, ha sentenziato - con apposita scritta (ma con nessun costo per il contribuente per opera e installazione) – quello che appare come una sorta di tazebao del "fossonpensiero". La questione non si capisce se, come nei romanzi d'appendice, non si fa un passo indietro. Nell'estate del 2012 il grande "Bobo" Pernettaz, sposato da tanti anni con la sorella di Tonino ed ormai nonno, tiene una mostra dei suoi "legni esausti" al Forte di Bard. Lo merita, perché - come ho detto in tempi non sospetti - Bobo, affabulatore estroso e estroverso, si è messo negli anni a lavorare legni che hanno il pregio di una prospettiva 3D e di un'effervescenza da autodidatta che scalda il cuore. Bobo è un vero compagnone, che ama nello stesso modo uomini ed animali e mi spiace che abbia perso, pochi giorni fa, il suo cane Tabui, amico degli ultimi anni, che lo guardava con uno sguardo che sembrava dire «Il mio padrone, pur bizzarro, è il numero uno!». Il catalogo della mostra, che aveva anche un introduzione dell'allora assessore all'istruzione e cultura, Laurent Viérin, aveva il pregio, scelto in modo originale per l'allestimento della mostra, di far corrispondere ad ogni "pezzo" un commento di un critico d'arte improvvisato, estratto dalle amicizie di Bobo. E fra questi Tonino, che si era occupato già allora di quel cane e di quel gatto in un suo scritto, un unicum di cui evidentemente andava particolarmente fiero da riproporlo per il gran pubblico nel luogo dove esercita il suo mandato governativo. Comunque sia, Fosson parlava e lo ripete ora nella scritta, rispetto al cane, di amicizia. Io penso, sommessamente, che bisognerebbe parlare di fedeltà, che non a caso viene da fede. Il cane crea un legame che è basato sull'amore fideistico illimitato anche verso un padrone che non ne sia affatto degno. Scodinzola anche per chi non lo merita. E il gatto? Nella frase famosa diventa un animale - che severità - senza idealità (sic!). «Miao!», verrebbe voglia di dire, a sua difesa, aggiungendo che chi conosce il felino domestico, come me, potrebbe raccontare di come sappia anche lui essere fedele, ma con un amor proprio che non è solo opportunismo. E lo dico in una logica di affettuosa equidistanza fra cane e gatto, amandoli entrambi e non volendo per nulla giocare su una logica antropomorfa e cioè adoperare gli animali come pretesto per colpire vizi umani. Allora, forse, la verità sta nel fatto che in Valle abbiamo, senza saperlo, un nuovo Jean de La Fontaine, l'autore delle celebri "Favole". E di conseguenza all'arte non ci si può che inchinare. E io mi autoproclamo un "cangatto" o un "gattocan"! Aspetto una stele ad hoc.