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22 nov 2013

Il Signor Partito Preso

di Luciano Caveri

Delle volte capita che qualcuno scriva ai giornali e mi spari addosso, in genere ormai solo per cose del passato, non avendo oggi un ruolo politico particolare e nessuna funzione amministrativa. Confesso che, nei primi anni in cui ero stato eletto, pensavo di rispondere sempre, ritenendo che fosse un mio dovere farlo, anche per cercare di convincere certi interlocutori della bontà delle mie tesi. Mi sforzavo - in ogni occasione utile, anche in incontri pubblici - di essere persuasivo e documentato, ma raramente ottenevo successo verso alcuni interlocutori coriacei e mi dispiaceva che questo accadesse. Ci restavo male, beata ingenuità! Pensavo di essere sbagliato io ed invece non ero io il problema, ma ci voleva esperienza per saperlo. In questo senso, il passare degli anni ti istruisce e, con una certa lentezza e qualche salutare nasata, ho cominciato a farmi il callo, scoprendo l'esistenza di una creatura straordinaria del mondo umano: quello con il "partito preso". In genere si atteggia a "democratico doc" e dispensa lezioni a tutti nel metodo e nel merito. Per cui, di fronte a certi "campioni" del dialogo, ti immagini, ingenuamente, che siano come dei libri aperti, disponibili a meravigliosi dialoghi, che migliorino entrambi in una poderosa forma di interscambio. Poi scopri, con delusione, che il "Signor Partito Preso" sa già tutto "a priori", vive in un mondo di convinzioni inossidabili e pensa che gli altri siano ignoranti e anche un po' tonti, sostanzialmente inutili, anche se, essendo politicamente corretto, non te lo dice in faccia. Lui "sa" per una forma di scienza infusa e considera ogni obiezione, avanzata sulle sue tesi granitiche, con le stesso fastidio con cui in genere si allontana una mosca con una mano per un semplice automatismo. In fondo li ammiro questi "Supereroi della politica", che - dall'alto dei loro superpoteri - guardano a noi poveri umani con scarso interesse. In noi non vedono rifulgere la luce della fede e quella forza dell'ideologia che consente loro quella allure e quella sicumera che li fa vivere in una straordinaria bolla di certezze. Bellissima l'espressione di Claude Lévi-Strauss: «Rien ne ressemble plus à la pensée mythique que l'idéologie politique». Essere militanti a tempo pieno dev'essere faticoso e questa sorta di "servizio permanente", che permea la loro vita con ostinazione, li trasforma in soldati modello nell'esercito degli "illuminati". Chi vive di dubbi, incertezze, rovelli non è della partita: ogni incrinatura è considerata come una debolezza, rispetto ad un mondo schematico, in cui esiste una "causa" (intesa come "militanza senza cedimenti"), cui tutto si deve piegare. Per cui: chi non si allinea alla filosofia del "pensiero unico" è classificato fra i "nemici" e questo in nuce è - andrebbe ricordato sempre - il nucleo duro di tutte quelle ideologie, che sono franate in logiche assolutistiche o peggio totalitarie. E la Storia su questo ci può insegnare tante cose, per chi voglia vederlo. Ma non ditelo a chi è "invasato", perché potrebbe dispiacersene.