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14 nov 2013

La saggezza dei proverbi

di Luciano Caveri

"La strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni". "Chi di spada ferisce, di spada perisce". Questi due proverbi illustrano, in modo esemplare, un problema che serpeggia in Valle d'Aosta e che riguarda la democrazia interna nella nostra Valle. E' una questione capitale, che deve interessare tutti noi cittadini ed è bene farsene un'idea, perché - lo scrivo come fautore della democrazia rappresentativa, che obbliga in primis gli eletti ad assumersi le proprie responsabilità davanti agli elettori - ci sono scelte da cui, alla fine, dipende davvero il futuro della nostra comunità. E' in corso da molto tempo un confronto, il cui culmine non è ancora stato raggiunto, su come si debba risparmiare sui costi del settore pubblico, sia come considerazione generale, sempre valida, sia perché le circostanze attuali obbligano a effettuare risparmi e tagli. Sappiamo che non si tratta solo di un capriccio, bensì di una tendenza che non può essere derogata e non solo per gli obblighi che incombono su di noi di fonte europea o per imposizioni statali. Ma le buone intenzioni, per evitare che ci portino all'inferno, devono essere sempre essere legate al risultato che si intende ottenere. Storicamente la pur piccola Valle d'Aosta, prima che le modifiche nelle istituzioni ci portassero ad essere una Regione autonoma (e sono solo settant'anni di storia millenaria), aveva maturato un sistema policentrico di potere, diviso in comuni piccoli e medi e con una sola città, Aosta. Questa è una tradizione su cui, non a caso, è maturato in Valle, come una delle concause, uno spirito federalista. Il culmine è stato l'ottenimento nel 1993 della competenza esclusiva sugli enti locali con modifica statutaria, che dotava la Regione di nuovi poteri, tagliando il cordone ombelicale dei Comuni valdostani con Roma. Si era così avviata anche un'azione di decentramento vero e di progressiva responsabilizzazione della spesa comunale, che mirava a gestioni efficaci e efficienti. Insomma: un disegno di finanza locale federalistico per dare trasferimenti certi e solidi, accompagnati da una valorizzazione del ruolo degli amministratori locali non soggetti a sudditanza verso la Regione, evitando logiche di rubinetti dei finanziamenti aperti o chiusi, a seconda di simpatie o antipatie. Il processo ha cominciato ad essere invertito nel 2008 con un progressivo smontaggio della logica autonomistica a favore di un centralismo regionale. Questo è avvenuto sia sotto il profilo finanziario, mutando i meccanismi nei trasferimenti e poi gli Enti locali sono stati sempre più gravati di costi impropri e sono, in contemporanea, state usate a dismisura le leggi di settore, che creano un rapporto passivo verso la Regione, rispetto alla scelta autonomistica, che era stata fonte di libertà per i Comuni. Libertà che era, in positivo, un contropotere rispetto ai rischi di una gestione autocratica del potere regionale, che contrasta contro ogni logica federalista. Il cerchio stava per chiudersi e non a caso, dopo aver ridotto soldi e funzioni, persino con propositi di fusioni forzate, stoppati con la nascita dell'Union Valdôtaine Progressiste. Oggi siamo in un momento di apparente bonaccia, in cui si insinuano nuovi meccanismi. E' il caso dell'uso, come una clava e non con il giusto discernimento in montagna, del principio dei costi standard e più in generale di un tam tam che porta a dire: le dimensioni devono essere di un certo genere, altrimenti esiste una logica antieconomica. Ma cosa c'entra il secondo proverbio, quello delle spade? Semplice: il paradosso sta che medesimi comportamenti - tagli, costi standard e politica del rubinetto, aperto o chiuso - li sta usando lo Stato verso la nostra Regione autonoma. E chi usa certe medesime tecniche verso il sistema di democrazia locale, rischia di perire con il centralismo di Roma sulla stessa lunghezza d'onda e nella contraddizione dei comportamenti. Specie quando si dice, servendo su un piatto d'argento una motivazione che diventa antivaldostana e cioè che il piccolo non ha più senso! E' bene pensarci.