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18 ago 2013

Napolitano ferragostano

di Luciano Caveri

Con un'attesa quasi grottesca, pensando che siamo a poche ore dal Ferragosto, è arrivata la dichiarazione del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sul "caso Berlusconi". Prima di esprimere qualche valutazione, mi sia permesso un ragionamento. L'estate, più di altri periodi, è un momento di socialità: sono numerose le occasioni d'incontro conviviale e la politica diventa uno degli argomenti di chiacchiera in queste occasioni. Essendo politico "di lungo corso", vengo considerato un interlocutore con cui parlare di politica diventa un fatto quasi naturale. Molto spesso, in queste occasioni, si spalanca un abisso con la scoperta che, mentre il mondo della politica si agita su molte questioni come un formicaio impazzito, per una gran parte delle persone questi temi sono distantissimi e in parte o del tutto incompresi. Così mentre la politica simula scenari di guerra e campi di battaglia a colpi di dichiarazioni a mezzo stampa, si osserva il fenomeno, in barba alle speranze di tanti padri della democrazia, di una vasto repertorio di vuoto pneumatico rispetto alla politica. La casistica è vasta: da chi non prende un canale al qualunquismo spicciolo, dalla curiosità ingenua all'aggressività disinformata. Per molti la politica è una professione di fede ma senza conoscenze elementari. Per altri discutere di certi argomenti è come andare ad orecchio. Manca spesso una bussola che indichi, in modo elementare, quantomeno i punti cardinali. Non voglio generalizzare o trasformare in una caricatura un tema delicato, ma sembra quasi che questo famoso teatrino della politica abbia sempre meno spettatori e che quelli che assistono allo spettacolo non sempre colgano la trama. Colpa di chi? Della politica certo e del degrado delle stituzioni, ma anche dei troppi cittadini che hanno deciso che certe cose non vanno approfondite e che ci si può accontentare del minimo sindacale nelle loro conoscenze. Così la dichiarazione di Napolitano potrebbe essere oggetto di qualcuna delle trasmissioni satiriche in televisione, come avvenuto con "Le Iene", quando hanno scoperto che tanti parlamentari mancano di elementi fondamentali di cultura generale. Temo che scopriremmo che lo stesso testo, come da commenti odierni dai giornali, consente di dare un colpo al cerchio e uno alla botte: senza vincitori né vinti, facendo un pari patta fra contenti e insoddisfatti. Al mare, in montagna, alla sagra popolare o ai giardinetti, oggi tanti "politologi fai da te" commenteranno le scelte del Quirinale. Alcuni, se opportunamente interrogati, farebbero un'insalata russa della mappa istituzionale della Repubblica o delle vicende che hanno portato alla nota, ma questa drammatica deriva della democrazia partecipativa e consapevole sembra non preoccupare più nessuno. Cosa penso della dichiarazione di Napolitano? Il succo è: tenetevi il Governo Letta, poi si vedrà. E che Silvio Berlusconi stia calmino, come dimostrato dall'evocazione - fra parentesi - di Bettino Craxi.