Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
01 ago 2013

Dopo cinque anni di crisi

di Luciano Caveri

Tutto - ricorderete - ebbe inizio con lo scoppio della bolla del mercato immobiliare americano ed ebbe il suo culmine nel 2008, inizio del quinquennio in corso. Allora, dopo un lungo periodo in cui i prezzi delle case erano sempre cresciuti negli Usa, alle famiglie veniva data l’opportunità di accendere un mutuo con gran facilità. I creditori, infatti, si erano dati ad una pratica chiamata dei "prestiti subprime", concedendo prestiti a persone poco solvibili, a cui normalmente non sarebbe mai stato accordato un mutuo. Il patatrac è noto. Ci sono stati poi gli alti prezzi delle materie prime (petrolio anzitutto), una crisi alimentare mondiale per via di speculazioni, un'elevata inflazione che ha attraversato i Continenti, la minaccia di una recessione globale e per finire una crisi creditizia con conseguente crollo di fiducia sui mercati borsistici. Amen. Si è poi passati alle difficoltà e ai deficit delle finanze pubbliche e alle difficoltà dei sistemi bancari di molti Paesi con tonfo dei consumi e sfiducia nei mercati ad incrementare ancor di più la spirale negativa. Ma veniamo a noi. La storia della Valle d'Aosta, come un'"isola felice", è sempre stata uno stereotipo e come tale esagerato e ha pure attirato invidie e gelosie non da poco. Ma da lì a diventare, come ben visibile oggi, una sorta di "città bombardata", c'era comunque un bel cammino da fare, vista la bontà dei principali indicatori economici e sociali. Spiace dunque constatare che sia andata così e ora è bene definire con esattezza le responsabilità, che non hanno consentito - e non è un dato di parte - alla nostra Regione di accendere neppure il famoso mutuo sulle "grandi opere", neppure nella versione ridotta. Brutta storia, di cui si è scritto poco. Se è giusto, infatti, evocare il fosco quadro italiano in cui ci troviamo in cui la politica zoppicante peggiora tutto e il travagliato cammino europeo e mondiale come da premessa, è anche l'ora di dire che la reazione del Governo valdostano - fingendo una logica collegiale, quando invece a decidere era ed è uno solo - di fronte alla crisi, grave e persistente. è stata debole e legata a logiche ormai vecchie, con tagli indiscriminati e finanziamenti improduttivi a causa di una mancanza di visione politica e culturale. Trovare nuovi strumenti per reagire alle difficoltà è risultato di conseguenza impossibile (esemplari in negativo per le misure per l'impiego) e l'accettazione, piuttosto passiva, di tagli finanziari statali e di regole che che hanno reso difficile la spesa, ha fatto il resto. E non basta un successo elettorale personale come lasciapassare per quanto è avvenuto e sta avvenendo. Anzi. Dal 2008 ad oggi, ci siamo sentiti dire più volte che bisognava pazientare e che dietro l'angolo c'era l'uscita dalla crisi. O gli angoli sono risultati infiniti oppure la verità è che la crisi persiste e anzi da noi picchia durissimo. Penso che sia giunta l'ora di mettere ordine nei molti dati statistici. Va bene (anzi malissimo) sapere che cresce la disoccupazione, ma bisogna capire con esattezza cosa stia capitando nell'industria, nell'artigianato, nel commercio, nel turismo. E' necessario sapere di più sulla salute finanziaria delle imprese (pensiamo alla verità sulla "Cogne acciai speciali" che emerge, guarda caso, dopo le elezioni) e delle famiglie. Solo la conoscenza complessiva potrà evitare interventi a spizzichi e bocconi per fermare il degrado e per essere pronti a sfruttare l'alito di vento, quando la paralisi attuale - che è persino regressione - finirà.