Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
30 lug 2013

Un autunno più o meno caldo

di Luciano Caveri

Ero troppo piccolo per ricordarmi, con esattezza, storie e avvenimenti, il cui clou fu in Italia nel 1969, di quel fenomeno complesso e contraddittorio, che venne chiamato allora "autunno caldo". Diciamo, però, che quanto avvenne ormai oltre quarant'anni fa risulta ormai ampiamente storicizzato e fa sorridere - come in un gioco di pazienza - mettere assieme i pochi ricordi personali del tempo, le testimonianze di chi mi ha raccontato la sua vita vissuta in quel periodo e poi la "grande Storia", frutto dei libri, che sul periodo consente di conoscere bene gli aspetti marcanti. Oggi, come molte volte in passato, l'espressione, in vista dell'autunno, assume un valore ripetitivo, quasi scontato. Eppure se esaminiamo il breve tratto di strada che ci separa da agosto - mese senza politica, perché il Parlamento è chiuso - non c'è alcun dubbio che la temperatura della politica italiana (ma, di riflesso ma anche per ragioni proprie, della politica valdostana) sarà destinata a crescere. Se la definizione rischia, tuttavia, di essere fuorviante, è indubbio che l'autunno sarà necessariamente il "redde rationem". Per capirci: la politica italiana dovrà dire che cosa si fa della legge elettorale, delle grandi riforme e soprattutto dei diversi temi (fiscalità, rilancio dell'economia, debito pubblico, occupazione) che possono trovare posto solo nella famosa "legge di stabilità", cioè l'insieme di misure che non sono altro che la manovra finanziaria per il 2014 e per l'intero triennio. Questo vale pari pari per il Consiglio Valle, aggiungendo il tema caldissimo della riforma del sistema degli enti locali e del suo ordinamento, sgombrato il tavolo dalla applicabilità delle norme dello Stato, ancora agitata nelle recenti riunioni del "Consiglio Permanente degli Enti locali". Una tesi di applicabilità delle norme statali sgonfiata, come da me previsto nella scorsa Legislatura regionale, dalla Corte Costituzionale. Resta, scolpita nella pietra, quella competenza esclusiva sull'ordinamento degli Enti locali, scritta di mio pugno nella riforma dello Statuto di vent'anni fa. Chi sosteneva, di fatto, il contrario fa finta di niente e plaude in queste ore all'esito della Consulta, dopo avere sostenuto il contrario, sino a poche ore fa. Un equilibrismo da circo, che conta sulla smemoratezza di molti valdostani e sarebbe ora che molti Sindaci, che sinora hanno ingoiato il rospo, alzassero la testa, se nel 2015 vogliono ripresentarsi ai loro cittadini elettori.