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30 lug 2013

Alla ricerca del senso civico

di Luciano Caveri

I rudimenti della formazione del cittadino, ai miei tempi e in senso generale, erano centellinati in quella materia, l'"educazione civica", che sarebbe dovuta servire alla "formazione della personalità del cittadino, come soggetto dei diritti e doveri fondamentali in tutti gli aspetti della vita sociale". Non so se, in fondo, fatte salve alcune nozioni giuridiche e storiche, spetti davvero anche tutto questo alla scuola o se il trasferimento di certi fondamenti dovrebbero essere - almeno in parte - nel ruolo educativo della famiglia, cui si aggiunge la responsabilità soggettiva di ogni persona di sentirsi un cittadino e gli strumenti per farlo oggi non mancano di certo. Un ruolo spetterebbe anche ai partiti e movimenti politici, ma per loro il barometro segna brutto stabile. Il comico Enrico Bertolino segnala, con una battuta, come il rischio sia quello, piuttosto, di un'"educazione cinica" e mi pare che certi fatti gli diano ragione per una crescente rottura del ponte che ci dev'essere fra la sfera personale e familiare e i livelli più vasti di civile convivenza o, se preferite, della vita associata. Non parlerò della politica e delle sue responsabilità, nei modelli e dei comportamenti, perché sarebbe come sparare sulla Croce rossa. Il problema, preso per le corna, è il "senso civico", che definirei "la coscienza che ogni cittadino ha rispetto ai propri doveri e quindi anche delle proprie responsabilità nei confronti della comunità di cui fa parte". Noto anche in Valle d'Aosta, dove esiste un cemento forte d'identità e di valori condivisi, un progressivo allontanamento da regole e comportamenti. Non volo troppo alto, ma mi limito a questioni elementari, che sono però indicatori su cui riflettere. Penso ai rifiuti di diverso genere buttati per strada e in altri luoghi pubblici, ai muri imbrattati da graffiti e al degrado dell'arredo urbano. Mi riferisco a chi si infila nei parcheggi riservati ai disabili, a chi non rispetta le code, a chi grida e disturba nel cuore della notte, a chi ti minaccia per strada per una precedenza. Evoco quei dipendenti pubblici maleducati e volutamente lenti nel loro lavoro e chi, per contro, li insolentisce senza ragione. Sono come dei segnali che si accendono, per i controlli elettronici, sul cruscotto di un'auto. Possono essere in giallo o in rosso, a seconda della gravità. Ma di certo non si può far finta di niente.