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28 mag 2013

Il tempo che fa

di Luciano Caveri

Chissà se il meteo ci piglierà e il "Ciclone Ginevra" - nome grazioso per una perturbazione - ci colpirà in queste ore. Ci mancava solo questo, a conferma di un periodo di maltempo e di variabilità, che ci ha "rubato" la primavera. A fotografare la situazione questo passaggio tratto dal sito di "Nimbus" del mio amico Luca Mercalli: «mentre le regioni meridionali si trovano da settimane sotto venti di scirocco, in atmosfera frequentemente soleggiata, calda e asciutta (temperatura massima fino a 33.3 °C a Paternò, Catania, l'11 maggio, fonte "Sias Sicilia"), precipitazioni straordinarie continuano a interessare il Nord Italia e l'alta Toscana». Tanto per capirci ecco un altro passaggio: «Al Nord-Ovest l'ultimo evento piovoso ha apportato, dalla sera di martedì 14 maggio al mattino di venerdì 17, un massimo di 264 mm sulle Alpi Biellesi (Trivero-Alpe Camparient, rete "Arpa Piemonte"), ma le temporanee pause nelle precipitazioni e la neve che al mattino del giorno 16 è scesa talora fino a 1500 mentri sulle alte valli alpine occidentali, hanno scongiurato deflussi pericolosi lungo la rete idrografica, salvo qualche locale dissesto (frane sulle colline di Castellamonte, Prealpi Canavesane)". Da noi, purtroppo, va annotato come le piogge abbiano accelerato i movimenti della gigantesca frana di la Saxe, che domina una parte di Entrèves e La Palud, frazioni di Courmayeur. Questa minaccia pone un problema per l'informazione, che proprio nella cittadina ai piedi del Monte Bianco è stata all'attenzione degli operatori turistici. Già normalmente le notizie meteo creano guai alle zone di montagna e non solo quando - può capitare - le previsioni sono sbagliate e i turisti restano a casa, ma anche quando si tende ad enfatizzare il cattivo tempo, come se le nevicate fossero chissà quale maledizione e non una normalità, connessa con la Natura e i suoi cicli, in certe stagioni. Ma in questo caso c'è di più: le informazioni sulla frana, se non ben centrate, rischiano di penalizzare il turismo a Courmayeur, specie in vista dell'estate. La percezione di un pericolo diffuso è certamente errata, essendo la frana del tutto localizzata, ma questa notizia va veicolata con la giusta risonanza. E poi vi è un problema nuovo: un evento catastrofico non ancora avvenuto, ma che ha comportato danni diretti come l'evacuazione e il blocco di attività commerciali (e la ridondanza negativa anche su chi non c'entra niente nella zona), come può essere oggetto di risarcimento pubblico o di dilazione di pagamenti di vario genere? Il tema è importante perché i cambiamenti climatici potranno moltiplicare fenomeni di questo genere da noi e altrove sulle Alpi.