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28 mag 2013

Notre liberté valdôtaine

di Luciano Caveri

Questa sera all’Hostellerie du Cheval Blanc, alle ore 20.30, l'Union Valdôtaine Progressiste chiuderà la sua campagna elettorale. Sarò fra gli oratori della serata, che non avrà caratteristiche barbose da vecchio comizio, ma un mix – spero efficace – fra politica, spettacolo e festa popolare. Non è facile dosare i diversi ingredienti, ma quel che bisogna evitare, in un'epoca, in cui la rapidità è insita nella comunicazione, compresa quella politica, che la noia trionfi, senza però trasformare l'evento in semplice divertissement. Garantisco anche che non ci saranno scene da "culto della personalità", che non appartengono alla nostra cultura e sono modelli di gestione del potere che nulla hanno a che fare con il tanto sbandierato federalismo. Non so bene che cosa dirò. Ho imparato che bisogna, pur preparandosi diversi filoni, cercare di parlare a braccio, perché alla fine è l'unica garanzia di spontaneità, che evita effetti soporiferi. Ma conta molto "guardare" la sala e gli umori che la percorrono, perché a seconda dei momenti la sensibilità di un uditorio cambia e con essa le possibilità di successo di chi parla. Ad esempio quello che non funziona sono le citazioni troppo lunghe e oggi mi spiace, perché ne avevo trovata una bella sulla libertà, che non butto via, ma anzi inserisco qua come riflessione conclusiva prima del silenzio elettorale, che io rispetterò sul sito e via "Twitter", parlando d'altro dalla mezzanotte. Mio zio, Séverin Caveri, scrisse nel 1950: "Il y a des hommes, qui manquent tout à fait du sentiment de la liberté. Ils jouissent de pouvoir se prosterner devant le plus fort, de faire des courbettes (in italiano "salamelecchi". n.d.r.). Il y a des persone qui font des comédie par nécessité, mais il y en a d’autres, qui trouvent un plaisir particulier de traîner dans l'abjection la plus servile. Ce sont les premières recrues de la dictature. Il y a toutes sortes de dictatures. Il y a la dictature d’un roi ou d'une coterie ou d'une classe sociale ou d'une alliance de classes sociales ou de la foule. Un système électoral ne suffit pas pour que l'on puisse dire qu'une vraie démocratie existe". Non male vero? C'è chi non conosce il valore della libertà e ama essere servo e bearsi di questo stato di sudditanza. E in un altro passaggio, risalente al 1951, scriveva: "L'Autonomie existe, parce que le peuple valdôtain a acquis la conscience de sono individualità. Ce fait est avant tout politique. Les prémisses de l'existence meme de notre liberté valdôtaine et des droits consacrés par le Statut Régional sont politiques. Le Valdôtains sauront conserver cette liberté et ces droits, tant qu'ils auront une conception politique de leur vie et de leurs problèmes. Ceux qui, avec un sourire béat, disent: "Nous ne faisons pas de la politique", ne se rendent peut-être pas compte, ne "réalisent pas", qu'ils se sont retirés, qu'ils se sont repliés sur des positions moins efficaces, du point de vue de la défense des droits communs". Bello anche questo invito all'impegno civile, come elemento di base per mantenere la propria identità politica. Per il resto che dire? Ormai non c'è altro, se non aspettare gli esiti delle urne.