Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
16 apr 2013

Perché parlare di CVA

di Luciano Caveri

Mi è capitato, in questi giorni, di approfondire un dossier, vasto e fatto di diversi capitoli, riguardante "Cva - Compagnia Valdostana delle Acque", nata nel 1995 con un piccolo numero di centrali, ma diventata un colosso - rispetto alle dimensioni della nostra Regione - dopo la cessione di venticinque impianti "Enel" nel 2000 (operazione in cui ebbi un certo ruolo) e poi, due anni dopo, quando diventò una partecipata interamente a capitale regionale. Tutto bene e condivisibile per quella che ritengo ancora oggi essere stata un'operazione importante per la nostra autonomia e ricordo bene chi all'epoca avversò l'operazione. Non si può negare, purtroppo, come - con crescenti preoccupazione e imbarazzo - si siano cominciate ad accumulare negli ultimi anni un insieme di voci, diventate un coro, su diversi aspetti che mi sento di definire opachi. Mentre le partecipate - e parlo in termini generali - devono essere cristalline, perché il denaro che impiegano è pubblico e non sta in piedi il gioco di poter operare con logiche privatistiche o di vantare le radici pubbliche a seconda delle convenienze contingenti (lo diremo anche del "Casinò de la Vallée", ormai in "profondo rosso"). Il fatto più recente, alla ricerca della luce, è stata un'audizione in Consiglio Valle - quarta Commissione - con il presidente Augusto Rollandin e con l'amministratore e direttore della società elettrica, Riccardo Trisoldi e Paolo Giachino, durante la quale, specie i tre consiglieri dell'Union Valdôtaine Progressiste, hanno posto questioni puntuali sul quadro giuridico di riferimento (nel 2029 ci sarà la scadenza della gran parte delle centrali con gara europea per individuare il concessionario), sulle discusse - per manifesti problemi problemi tecnici e non solo - forniture cinesi, sul personale in crescita costante e mai con reali concorsi (cui si aggiunge il capitolo "consulenze"), sullo smantellamento della diga di Valgrisenche e su altre questioni per nulla banali. Tipo, per fare un piccolo esempio, come mai nella costruzione di un impianto idroelettrico di un privato nella Conca di By abbia operato personale "Cva" (definito «un caso eccezionale», ma non si è capito il perché). Non abbiamo ancora aperto cassetti interessanti, come le procedure per entrare nell'eolico e nel fotovoltaico o certi aumenti di prezzi nelle nuove centrali nella Valdigne, dove i costi delle opere civili sono lievitati di molto rispetto alla base d'asta. Il quadro che ne emerge non è per nulla convincente, nel senso che questa, come altre partecipate, si muove con grande autonomia rispetto a qualunque reale forma di controllo del Consiglio Valle, mentre con l'Esecutivo, anzi con il presidente della Regione in carica, la cinghia di trasmissione funziona benissimo su piccole e grandi cose. Su questo, tuttavia, bisogna essere precisi: la possibilità ispettiva dei consiglieri regionali ha un carattere politico, per cui altre questioni - nella logica dell'equilibrio dei poteri - spettano ad altre autorità della Repubblica. I consiglieri non sono - per essere chiari e non equivocare - Forze dell'ordine o magistrati: questo è un distinguo essenziale per evitare di mischiare tavoli che hanno compiti diversi fra di loro e per mettere i puntini sulle i su chi debba fare cosa. Comunque sia, mercoledì prossimo a Fénis, UVP proporrà una serata per discutere di "Cva" e delle ragioni che richiedono - su questo e su molto altro - di voltare pagina per il bene della Valle.