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12 feb 2013

Gioca che ti passa

di Luciano Caveri

Magia dei libri. Mi spiace per le mirabolanti nuove tecnologie e certi applicativi mozzafiato, ma il vecchio e buon libro può ancora stupirti. E lo stupore, come ricordava il buon Albert Einstein, è bello: "La più bella sensazione è il lato misterioso della vita. E' il sentimento profondo che si trova sempre nella culla dell'arte e della scienza pura. Chi non è più in grado di provare né stupore né sorpresa è, per così dire, morto; i suoi occhi sono spenti". Che questa frase - buona anche in politica contro chi ti vuole spegnere - sia un viatico per tutte le età. Specie sapendo che - ecco il tema di oggi - molti dei nostri stupori li abbiamo imparato da bambini di fronte ai giocattoli. Onore al merito di Davide Coero Borga - che disegna e produce giochi e giocattoli di scienza, come lavoro - e del suo "La scienza del giocattolaio" (Codice edizioni, prezzo 24,90 euro). Osserva nella prefazione e mi rivedo bambino: "L'intento è stato quello di offrire al lettore uno sguardo curioso nell'officina del giocattolaio: un personaggio mitico, avvolto nella nebbia dalla memoria bambina, custode di un regno dove cuccioli di sapiens sapiens, con il naso all'insù, misuravano con lo sguardo pile di scaffali su cui stavano appollaiati balocchi desiderabili e ninnoli divertenti". Io ho ancora oggi, anche se in certi casi non ci sono più, la mappa mentale dei diversi negozi di giocattoli e qualche giocattolo c'è l'ho ancora sotto mano, come il "coniglio Ciccio" - che è tutto rotto e pesto - con cui dormivo da bambino e che custodisce mia figlia Eugénie. In trentun capitoli ci sono altrettanti giochi e la descrizione della loro nascita e della loro vita vissuta. Più sono remoti e più, per ragioni anagrafiche, sono stati miei giocattoli. Elenco solo i miei preferiti, che ho ritrovato nel libro: l'aquilone nei prati in montagna o sulla spiaggia, lo "shangai" ed i lunghi tornei con zia Eugénie, la bussola e il mappamondo con la curiosità che suscitavano, come il microscopio e il telescopio con cui ci si sentiva scienziati in erba. Ma altri oggetti erano straordinari: il caleidoscopio, il "Meccano", la pista "Polistil", "L'allegro chirurgo", il "Piccolo chimico" (con cui ero riuscito a creare degli intrugli degni di "Al Qaida"). Sulla fionda, oggetto da guerra tra bande nella mia Verrès, potrei scrivere due post e lo stesso potrei dire dei soldatini con battaglie con i miei cuginetti. E, più in là con gli anni, potrei dire del "Monopoli", del frisbee, del "cubo di Rubik". Insomma un viaggio nel passato con un libro in mano grazie alle storie raccontate e alle sue immagini sull'onda del ricordo e della fantasia.