Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
23 dic 2012

Monti mai più tecnocrate

di Luciano Caveri

L'Unione europea incombe e invade la nostra vita quotidiana molto più di quello che possiamo pensare. Un esempio facile è quello di scorrere le competenze che ha un Regione autonoma come la nostra: il Consiglio Valle, nei primi anni dell'autonomia, ogni volta che legiferava aveva a Roma il suo interlocutore, oggi direi che il problema è duplice, perché esiste la vasta normazione europea, che pesa sia sulle scelte nazionali che suoi nostri spazi giuridici e anche politici e da Bruxelles non si può mai prescindere anche nelle decisioni più elementari. Penso di aver avuto per questo, prima al Parlamento europeo e poi al "Comitato delle Regioni", un osservatorio privilegiato e la possibilità di scavare nei complicati meccanismi dei Trattati che regolamentano l'Europa e le sue istituzioni comunitarie. Piano piano l'integrazione europea ha creato delle "famiglie politiche" a livello continentale, che mettono assieme realtà nazionali diversissime. Scorrete la lista dei raggruppamenti ufficialmente riconosciuti e vedrete che nei popolari, nei socialisti, nei liberali e democratici e nell'alleanza libera europea - per citare i più importanti - convivono posizioni che rendono la vita interna una discussione continua su singoli argomenti proprio per la logica eterogenea. Io in Europa, nei dodici anni di esperienza, sono sempre stato nel gruppo liberale per due considerazione: l'Alleanza libera europea (che raggruppa diversi partiti di minoranze linguistiche) convive con i Verdi nelle istituzioni e questo crea un'alleanza illogica, così come non ho mai pensato di aderire ai Partito Popolare Europeo perché la storia degli autonomisti valdostani non lo consentirebbe. Oggi sui giornali si parla molto della forte spinta che i popolari europei hanno dato ieri ad una candidatura a presidente del Consiglio per la prossima legislatura in Italia di Mario Monti. Ciò è avvenuto nella loro assemblea con i leader europei del centrodestra più importanti, compreso Silvio Berlusconi che non gode in Europa di grande simpatia e credibilità e compreso - inaspettato ospite - proprio quel Monti sinora cauto a schierarsi, ma che questa volta ha scelto la sua collocazione per il futuro. Una decisione che cambierà molto e che lo spoglia dalle vesti, confortevoli in molti momenti, del tecnocrate un po' catatonico. Ora è un politico e basta. Posso dire che questo passaggio di spintarella europea l'ho trovato inopportuno? Non in una logica nazionalistica, che non mi appartiene affatto, ma perché bisogna che gli "altri" abbiano maggior cautela nell'esprimersi sul confronto politico in Italia che è complicato da leggere all'esterno. A me sono sembrati come "elefanti nella cristalleria", che hanno trovato quell'unanimismo che è merce rara nel complicato dibattito europeo su di un fatto su cui avrebbero dovuto dir la loro in modo molto più garbato. Mentre resta un silenzio sui tanti fatti che hanno ridotto l'Unione europea ad essere ostaggio dei capricci degli Stati anche purtroppo per le visioni miopi dei partiti europei. Altro che il Premier italiano!