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22 dic 2012

Berlusconi e Monti

di Luciano Caveri

Giuro che fino all'anno prossimo non scriverò mai più nel mio post il nome "Silvio" ed il cognome "Berlusconi". Una rimozione a fin di bene, come per una persona che non si sa - con un evidente imbarazzo per il suo stato - come trattare per una forma di pietas, nel senso di un sentimento di compassione umana. Ho seguito Berlusconi su "Sky" nella diretta della presentazione del libro natalizio di Bruno Vespa e ho visto (ed ascoltato attonito) un Berlusconi ormai plastificato e sotto vuoto. Dice sempre e solo le stesse cose con una claque insistente e ridicola. Per cui parlo di Mario Monti, che ha sette anni in meno del Cavaliere e dimostra l'età che ha senza plastiche, trucco e parrucco. In questo contesto una sicurezza. Il Professore, giunto ormai al capolinea del suo Governo "tecnico", unicum nella storia repubblicana, alterna dichiarazioni contrastanti: ogni tanto annuncia un suo impegno diretto in politica (ma il no alla candidatura l'ha pronunciato il Presidente Giorgio Napolitano, ricordandogli la nomina a senatore a vita), in altri momenti propende per il no secco alla sua candidatura. Il centro, specie ex democristiano, lo vorrebbe come leader, il centrosinistra propone Ministeri di prestigio e poi ruoli europei di primo piano, il centrodestra lo lusinga con la premiership. Confesso che non so bene cosa farà: forse la Presidenza della Repubblica, più di altro, potrebbe tentarlo, ma certo la Presidenza del Consiglio strega. Lo si è visto nella lenta ma evidente metamorfosi di Monti: al riserbo e alla timidezza iniziale si è sostituito il piacere di apparire nella selva dei microfoni e il gusto, umanissimo, di esercitare il potere. In questo facilitato da un percorso governativo di un annetto tutto rose e poche, recenti spine. D'altra parte ha governato in carrozza, con lo schema decreto legge-voto di fiducia, con un Parlamento messo sotto i tacchi. Monti stato vittima della sua tecnocrazia algida e di molti suoi Ministri, sgradevoli, arroganti e presuntuosi. I valdostani lo sanno bene e per fortuna i due parlamentari valdostani hanno votato quasi sempre contro le gravi invasioni della nostra autonomia speciale. Bravi - ve l'ho detto tante volte di persona - a dire «no» ai liquidatori della specialità, pronti a diventarne anche i becchini. Ma criticare Monti - sia chiaro - non vuol dire mai e poi mai rimpiangere Berlusconi.