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15 nov 2012

Il sistema elettorale e la politica inceppata

di Luciano Caveri

La credibilità della classe politica italiana è al minimo storico. Tanto che il meccanismo democratico si è inceppato ed i "salvatori della Patria" al Governo non sono degli eletti. Un'anomalia consentita dalla Costituzione, anche se si tratta di un unicum in queste forme, ma quel che risultava imprevedibile era che il Parlamento diventasse niente altro che un "votificio" di una fiducia dietro l'altra sulla conversione di decreti legge. Per il resto è ormai un inutile fantasma. Per questo si attendeva dai partiti uno scatto d'orgoglio: scrivere una legge elettorale che consentisse, almeno nel voto, una scelta per gli elettori e una stabilità. Ed invece siamo alla vigilia del voto delle politiche e le discussioni proseguono con lentezza e bisticci, terreno ideale per passare dal "berlusconismo" al "grillismo" con gli altri europei che hanno rinunciato a capire la politica italiana. Io a Bruxelles - certo per limiti di comprendonio tutti miei - Grillo non riesco a spiegarlo. L'attuale sistema elettorale per il Parlamento, non a caso detto "Porcellum" e non trattandosi di un insaccato non è un complimento, è un sistema proporzionale con liste bloccate, che non permette all'elettore di esprimere preferenze e così - trionfo del dominio dei clan dei partiti - i candidati vengono eletti secondo l'ordine di presentazione in base ai seggi ottenuti dalla singola lista. Riporto qui - anche a beneficio dei valdostani che hanno per il Parlamento un facile sistema uninominale all'inglese per eleggere i due parlamentari - una piccola scheda tecnica di riassunto: "Alla Camera sono previste soglie di sbarramento su base nazionale: il dieci per cento del totale dei voti validi per le coalizioni e il due per cento per le liste che ne fanno parte; il quattro per cento per le liste che si presentano al di fuori di una coalizione. All'interno della coalizione partecipa alla ripartizione dei seggi anche la lista che abbia conquistato più voti tra quelle che non hanno conseguito il due per cento dei voti. Alla coalizione di liste (o alla lista non coalizzata) più votata, qualora non abbia già conseguito almeno 340 seggi, è attribuito un premio di maggioranza tale da farle raggiungere il numero di seggi in questione. Anche per il Senato è previsto un premio di maggioranza volto ad assicurare almeno il 55 per cento dei seggi regionali alla coalizione (o alla lista) che abbia ottenuto più voti. Il meccanismo opera perciò su base regionale, con la conseguenza che può determinarsi una maggioranza diversa da quella formatasi alla Camera. Anche le soglie di sbarramento operano su base regionale: venti per cento per la coalizione che abbia al suo interno almeno una lista che abbia raggiunto il tre per cento; otto per cento per le singole liste; otto per cento per le liste che fanno parte di coalizioni che non hanno raggiunto il venti per cento. All'interno delle coalizioni partecipano al riparto dei seggi le liste che abbiano ottenuto almeno il tre per cento". Una schifezza che ha riempito la Camera di persone che mai hanno dovuto affrontare una vera campagna elettorale e vivono in assenza di reale contatto con cittadini che mai li hanno scelti davvero. Da questo punto di vista era meglio il precedente "Mattarellum" che eleggeva il 75 per cento dei deputati con collegi uninominale ed il 25 per cento con sistema proporzionale. Una certa distonia con il sistema del Senato creava però l'effetto di maggioranze diverse fra Camera e Senato, che è un brutto problema. Abbandono qui i tecnicismi, che pure sono interessanti, per tornare al nodo politico. I partiti vorrebbero in questa fase la botte piena e la moglie ubriaca. In sostanza non si esce dal problema italiano: un bipolarismo... tripolare (con certi centristi che vogliono scegliere il miglior offerente dopo le elezioni!) e una "congerie" di partiti e partitini che vivono dentro Partito Democratico e Popolo della Libertà che restano "contenitori" di idee spesso opposte. Aggiungiamo infine che l'idea di mantenere un pochettino di liste bloccate senza forme di scelta per gli elettori (preferenze o collegi uninominali) piace a una parte di parlamentari che con una vera riforma elettorale resterebbero a casa. Un bel quadretto, vero?