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02 nov 2012

Sulla Sicilia

di Luciano Caveri

L'Autorità Garante nelle Comunicazioni, che già ha normato con grande severità i sondaggi d'opinione e quelli politici e elettorali, punendo quelli farlocchi quando sono privi di basi scientifiche, sarà bene che si occupi meglio degli "exit poll" (previsioni dell'esito globale di una votazione, effettuato domandando alle persone che lasciano un seggio elettorale come hanno votato). Infatti va detto che la discussione sulle elezioni nella Regione siciliana era partita già da domenica notte in modo del tutto sballato sulla base di dati su "exit poll" diffusi dagli stessi grillini e che davano scenari diversi. Intendiamoci: l'esito del "Movimento 5 Stelle" è stato più che lusinghiero, ma ieri mattina - quando sarebbe stato meglio occuparsi del tasso record di astensioni - si dava il candidato grillino Giancarlo Cancelleri addirittura in testa, mentre è poi risultato terzo con il 18 per cento, che è comunque percentuale rilevante, come lo è stato il dato del voto di lista del 15 per cento, che pone il partito come il primo sull'Isola. Ma la Sicilia è la Sicilia e, mai come in questo caso, dare una valore nazionale al voto è rischioso perché le dinamiche siciliane sono particolarissime e solo una conoscenza approfondita di fatti e di personalità - che personalmente non ho - consente di decriptare quanto sta avvenendo. Un dato sicuro è che Beppe Grillo - che guida un partito personalista, perché nessuno può dimostrare il contrario - questa volta ha battuto il territorio, dopo averlo raggiunto... a nuoto, smentendo l'uso pressoché esclusivo del Web che è stato sinora uno dei suoi cavalli di battaglia. Per il resto centrodestra, molto perdente, e centrosinistra - senza l'ala estrema - con un esito discreto, sono comunque come dei sopravvissuti allo tsunami del "non voto", che può dispiacere in elezioni regionali ma mostra con chiarezza l'abisso che ormai divide la politica da una larga fetta di opinione pubblica (per favore, evitiamo di usarlo sulla questione del referendum sul "piro", che è altra storia). Conta anche un Governo tecnico che ha umiliato il Parlamento e dunque la politica, riducendolo ad un teatrino di comparse senza alcun potere in nome del "Generale Emergenza", oltretutto con la scelta evidente di uccidere Regioni ed Enti locali. Tornando alla Sicilia, quel che colpisce ogni autonomista serio è come lo straordinario contenuto dell'originale Statuto d'autonomia della Regione siciliana sia stato adoperato pochissimo e male, preferendo di gran lunga una larga parte dei politici siciliani pesare sulla politica a Roma non impegnandosi nel loro enorme spazio politico. Poi, in certi casi, riscoprono l'autonomismo come bandierone in cui avvolgersi, ma con credibilità zero. Intanto l'autonomia - pure così piena di potenzialità - si è spenta, diventando incremento senza limiti e risultati concreti di una spesa pubblica pazza e senza orizzonti. Oggi quando in molti tuonano contro l'autonomia speciale in generale mirano in concreto alla Sicilia, che porterà allegramente a fondo anche le altre autonomie speciali come la nostra, accomunate dalla logica di un'abrogazione cieca e indiscriminata della specialità.