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28 ott 2012

Idee da discutere

di Luciano Caveri

Galeotto fu, qualche settimana fa, uno scambio di "tweet" fra due esperti del settore informatico (forse "digitale" è più giusto), Paolo Conta (che se ne occupa in "Confindustria") e Alex Foudon (che lavora nel settore ed è un giovane amministratore comunale) e tre consiglieri regionali, Raimondo Donzel, Massimo Lattanzi e chi vi scrive. L'oggetto era la rivoluzione tecnologica che stiamo vivendo, quello che un anglicismo irrinunciabile definisce "information technology" e le sue applicazioni sul futuro di una piccola comunità come quella valdostana. Saranno esercizi di stile, ma trovo che ragionare liberamente, come abbiamo poi fatto attorno ad un tavolo, dopo lo scambio via Internet, sia stato interessante e produttivo. Ognuno ha sulle stesse vicende una chiave di lettura e la discussione offre a tutti la possibilità per avere un quadro diverso che consente anche di rielaborare e affinare le proprie posizioni. Il caso ha voluto che molte delle cose che ci siamo dette appaiano in un libriccino di una settantina di righe scritto per "Einaudi" (casa editrice di Berlusconi!) da Carlo De Benedetti dal titolo "Mettersi in gioco". Quel che colpisce, in un quasi ottuagenario, è la freschezza del suo pensiero applicato alla modernità in fibrillazione di oggi. Certo ci sono passaggi, tipo la ricostruzione autoassolvente da parte sua della morte della "Olivetti" o la dimenticanza di quando non comprò il venti per cento della "Apple" offertagli da un giovanissimo Steve Jobs, che sono discutibili, ma restano spunti utili per il dibattito anche in salsa valdostana. I libri vanno letti e poi costa solo dieci euro, ma qualche spunto ve lo racconto. Come De Benedetti veda la situazione attuale lo si capisce dal titolo esaustivo del capitolo primo "L'Apocalisse dell'Occidente", la cui logica è la decadenza europea e l'impoverimento dei suoi cittadini, specie il ceto medio. Il problema è secondo lui il lavoro specie per i giovani e sull'attrazione del lavoro ci sarà una forte competizione fra i territori, che vuol dire fra i Continenti e nel nostro caso fra i Paesi europei e al loro interno (cosa che ci interessa per non obbligare i nostri giovani all'emigrazione come avvenne, in forma acuta, circa un secolo fa). Per suscitare il nuovo spirito d'impresa e impiegare il ruolo importante della mano pubblica non c'è altro se non, dice nel titolo al capitolo due , "Un nuovo paradigma fondato sull'innovazione". L'Ingegnere, in questa parte e anche più avanti nel libro, dimostra di padroneggiare le sfide tecnologiche e contenutistiche, come dimostrato dal ruolo dell'informazione e del giornalista, cui spetta mettere in ordine la messe eccessiva di notizie che possono creare confusione nel cittadino e illuderlo di "sapere" nella prateria del Web. Gli innovatori devono allearsi fra loro e questa è un'osservazione valida anche per la Valle d'Aosta, che pone i giovani di fronte alle proprie responsabilità non consentendo loro di essere rinunciatari e per evitare che siano vittime - tenetevi forte - di un "genocidio generazionale", che finisca per uccidere il rinnovamento e tanti talenti. Mi fermo qui non svelando altre concatenazioni logiche che consentono all'autore di esplicitare delle proposte. Trovo che comunque queste idee alimentino in modo proficuo una riflessione che riguarda anche la nostra piccola Valle d'Aosta e i rischi che il cambiamento necessario cada nelle mani dei luddisti dei nostri tempi contro la rivoluzione digitale. Invece si tratta di un'opportunità da cogliere fatta non solo di infrastrutture tecnologiche ma di contenuti.