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23 ott 2012

Le primarie fratricide

di Luciano Caveri

In una logica di sintesi non c'è nulla di meglio di usare la "Garzantina" per riassumere il significato delle "primarie", di cui tanto si parla in queste ore per il calor bianco dello scontro fra Pier Luigi Bersani (classe 1951) e Matteo Renzi (classe 1975) per la candidatura a premier del centrosinistra per le prossime politiche, elezioni che solo impegnandosi molto il Partito Democratico potrebbe perdere. Ecco la definizione: "elezioni per la selezione di candidati a cariche pubbliche affidata agli elettori di un determinato partito o di un’area politica. Negli USA, sono organizzate in vari Stati per la scelta dei concorrenti alle presidenziali (che in altri Stati avviene tramite i "caucus", incontri in cui vengono designati i delegati per le convenzioni di partito). Le elezioni primarie possono essere "aperte" (con diritto di voto per tutti gli elettori di un certo collegio locale o nazionale) o "chiuse" (riservate agli elettori registratisi come sostenitori del partito o dell'area politica in questione). In Italia consultazioni primarie sono state organizzate dall'Unione nel 2005, in vista delle elezioni politiche del 2006, per la scelta del candidato di centro-sinistra alla presidenza del Consiglio (indicato dagli elettori in Romano Prodi), e nel 2007 e 2009 per l'elezione del segretario del Partito democratico". Ovviamente il sistema politico americano e quello italiano sono diversissimi e incomparabili e la "ricopiatura" avvenuta in Italia di una caratteristica peculiare degli States è stato un vezzo che poi è proseguito nel tempo sino alla sfida attuale. E la competizione odierna vede, con Nichi Vendola nel ruolo di terzo incomodo staccato nei sondaggi, affrontarsi due personalità diversissime: Bersani - che conosco bene per molti incontri sui problemi valdostani quando ero deputato - è uomo di partito, che è stato un comunista tutto d'un pezzo ma anche il primo ad avviare in Italia processi di liberalizzazione e modernizzazione. Renzi - che invece non conosco affatto se non per quello che mi è stato raccontato da alcuni amici che lo frequentano - viene dalla Democrazia Cristiana e si è posizionato come rinnovatore della politica italiana usando un termine sdoganato dal suo uso consueto che è "rottamatore" per la voglia di cambiamento che si porta dietro. Rispetto alle primarie precedenti del 2005 tutto è cambiato. Vi ricordo i risultati di allora:

Romano Prodi: 3.182.686 (74,1%); Fausto Bertinotti: 631.592 (14,7%); Clemente Mastella: 196.014 (4,6%); Antonio Di Pietro: 142.143 (3,3%); Alfonso Pecoraro Scanio: 95.388 (2,2%); Ivan Scalfarotto: 26.912 (0,6%); Simona Panzino: 19.752 (0,5%).

Inutile fare commenti ulteriori: basta leggere i nomi dei protagonisti principali della sfida di allora per capire che sette anni dopo siamo in una fase molto diversa della politica e in questi anni trascorsi la politica italiana ha vissuto cambiamenti buoni e cattivi in uno scenario in cui una sola cosa è certa: la credibilità della politica - come scherzavo giorni fa, anche se più che da ridere c'è da piangere, per chi ci ha dedicato gran parte della vita - è scesa a livelli simili alla presenza dello stronzio (è un metallo!) nell'etichetta delle acque minerali. È le primarie democratiche mi spiace ma non aiutano in barba alle dichiarazioni entusiaste di molti sullo sforzo di confronto che sortirà un partito coeso. In realtà Renzi e Bersani, con diverse tecniche di combattimento (Bersani un pugile tradizionale, Renzi un ninja), si stanno suonando come dei tamburi e in molte realtà (non in Valle dove il partito "tiene" quasi tutto per l'attuale segretario) il fossato che si sta aprendo è sempre più profondo e lascerà una ferita indelebile e duratura. Esiste una bella ipocrisia quando i due contendenti e i loro supporter dicono: «una volta scelto lavoreremo tutti assieme». Sono balle in favor di telecamera perché la guerra in atto non sarà facilmente sanabile e la tentazione per chi perde - io penso Renzi - sarà quella presto o dopo di farsi un suo partito. Tutta acqua al mulino dei professori e dei tecnici - i più grandi nemici dei valdostani dopo il fascismo nei 150 anni d'unità d'Italia - che zitti zitti aspettano il da farsi per rinascere dalla proprie ceneri dopo le elezioni con un Monti bis, ter, quater... Finché morte non ci separi.