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04 set 2012

Il confronto con gli altri

di Luciano Caveri

A me i pipistrelli sono sempre piaciuti: li ho visti sin da piccolo nelle notti estive e mio padre - che era veterinario - mi aveva detto che erano tipo dei topolini ma volanti. Questa idea che mi aveva spiegato lui in aggiunta e cioè che volassero con sistemi tipo radar me li rendeva ancora più simpatici. La storia dei vampiri poi - non ancora in auge come oggi con "Twilight" - non mi ha mai spaventato davvero. Avevo ragione: sarebbe meglio piantare il paletto di frassino nel cuore di qualche mascalzone che pure non dorme nella bara ma nel suo letto. Da adulto i pipistrelli li ho trovati sulla mia strada quando si discuteva del castello di Aymavilles, perché lì vivevano - in due torri (ma anche nelle vicine miniere abbandonate di Pompiod) - esemplari rari della specie, per cui ogni accortezza era necessaria in un quadro di tutela comunitario. Confesso che se certe attenzioni le avessimo non solo per i chirotteri, ma anche per gli esseri umani, vivremmo tutti meglio. Ora penso spesso ai pipistrelli a causa di un musicista-paroliere di Druento (forma italianizzata dal fascismo del vecchio Druent, mai ripristinato), Flavio Conforti. E' sua la canzoncina, che ha vinto lo "Zecchino d'oro" nel 2011 e trovo il motivo orecchiabile e le parole convincenti. "Mambo dei pipistrelli" - questo il titolo del brano - fa così nelle sue prime strofe:

"Quando viene sera, la notte si fa nera e col buio ci svegliamo. Non aver paura nella notte scura Se volando noi balliamo. Mambo, dei pipistrelli, Noi siamo quelli con il sangue alla testa Quelli con un punto di vista strambo, Siamo come ombrelli ombrelli neri, chiusi, appesi al soffitto. Zampe in aria, testa di sotto. Provaci un po’ anche tu, provaci! Le gambe in aria, la testa in giù, dai prova! Provaci un po' anche tu, provaci! Prova a cambiare il tuo dritto punto di vista. Mambo, dei pipistrelli Noi siamo belli, sempre molto eleganti, neri, poi mettiamo anche i guanti, Quando, balliamo il mambo muovendo passi lenti contro il soffitto attenti a non finire di sotto. Provaci un po' anche tu, provaci! Le gambe in aria, la testa in giù, dai prova! Provaci un po’anche tu, provaci! Prova a cambiare il tuo dritto punto di vista. E così capirai, che in fondo L’unico tu non sei, nel mondo Che il tuo dritto punto di vista è per noi un punto di vista strambo".

Mi fermo qui e chi la volesse ascoltare musicata e cantata - ovviamente con il ritmo di un mambo - la trova facilmente sul Web. Quel che conta è il messaggio, utilissimo anche per noi adulti, perché è un modo arguto per combattere il pensiero unico o le distorsioni del centralismo democratico. Mettersi nei panni degli altri, del loro punto di vista è il segreto del dialogo e la chiave necessaria per il confronto con chi la pensi diversamente o abbia modi di fare o di essere differenti dai nostri. Lo scrivo dopo una settimana in cui, nello stesso club, convivevano tedeschi e napoletani... Ascoltata ripetutamente la canzone (con tono imperativo: "Mambo!"), come chiedono compulsivamente di fare i bimbi da piccoli, te ne convinci ancor di più con la complicità dell'effetto ipnotico.