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29 giu 2012

La rivoluzione dei pelati

di Luciano Caveri

Oggi non me la sentivo di parlare del Consiglio europeo, anche perché per l'integrazione europea per ora si sente solo suonare una campana a morto. Visto che domani salirò a Bruxelles per il "Comitato delle Regioni", avrò delle sensazioni de visu e ve le riporterò. Oggi consentitemi di trattare di un argomento "leggero" che preannuncia una... rivoluzione. Leggo sul giornale che tra breve ci sarà in commercio un rimedio contro la calvizie, una molecola miracolosa - studiata e venduta dall'Oréal - che "risveglia" dall'aldilà i capelli defunti. Si preannuncia così un business incredibile, visto che due uomini su tre hanno questo problema e la maggioranza di loro è pronta a tutto pur di evitare la "pelata". Chissà se sarà davvero la volta buona, visto che annunci del genere sono stati periodici e risultati sempre infondati. Alla fine l'unico rimedio per risolvere la questione era stato quello radicale, pur posticcio, inventato nella sua applicazione di massa da Cesare Ragazzi, che aveva sdoganato il parrucchino (oggetto in dotazione anche ad un politico locale: cherchez l'homme). Chi ha la fortuna di avere un capigliatura folta in età adulta conosce lo stesso, sin dall'adolescenza, i patimenti di amici e familiari vittime dell'agonia della caduta dei capelli con il tentativo di evitare il declino della capigliatura nelle sue varie fasi. Dai farmaci miracolosi sino al trapianto pilifero, dal riporto meticoloso al cappello strategico sulla testa credo di averle viste tutte nel campionario usato da chi combatteva la calvizie con una lotta dura contro l'avversità sino alla capitolazione finale. Mi riferisco alla radicale soluzione con pelata esposta di cui Yul Brynner fu antesignano e che oggi va per la maggiore. Io appartengo, invece, per fortunata combinazione ereditaria, a chi i capelli ce li ha in abbondanza (anni fa qualche imbecille annunciò che portavo il parrucchino!), anche se quando ero ragazzo non ho mai avuto tagli da "capellone" in voga come segno di anticonformismo. Da biondino nell'infanzia sono diventato castano e poi ormai grigio, mai pensando - come qualche collega politico - di cedere alla tentazione della tintura miracolosa e ridicola in un uomo.