Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
06 giu 2012

Un ergastolo esemplare

di Luciano Caveri

Sono contento che la corte d'Assise di Aosta - quindi giudici togati affiancati da giudici popolari - abbia condannato all'ergastolo Puiu Pitica, il romeno di 45 anni, che uccise nell'aprile dello scorso anno ad Aosta lo scultore Paolo Morandini. Un delitto, compiuto con la complicità di un connazionale, già condannato due mesi fa per concorso in omicidio. Quel che colpì allora l'opinione pubblica fu la ferocia dell'assassinio, come ha ricordato in aula la pm Daniela Isaia «Morandini è stato massacrato»: questa aggravante della crudeltà è valsa alla richiesta, fatta propria dalla Corte, della carcerazione a vita. So bene che l'appello o i meccanismi mitigativi della pena inflitta potranno ridimensionare la condanna inflitta in primo grado, ma mai come in questo momento - in una società gravemente incarognita dove la violenza deborda - la Giustizia deve dimostrarsi pronta, rapida e esemplare. Caratteristiche non sempre riscontrabili in Italia e sono prevalentemente cittadini stranieri ad approfittarsi di certi ritardi e di certi buonismi. Chi abbia visitato un carcere standard come quello di Brissogne sa che la mia constatazione è neutra e non velata da logiche xenofobe o razziste. E' oggettivo, nel caso esemplare della nostra prigione così come di tutti gli altri istituti di pena italiani, il fatto che siano cittadini non italiani gli ospiti largamente maggioritari di queste strutture. In larga prevalenza i Paesi interessati sono extracomunitari, con punte di alcuni Stati del Terzo Mondo, ma purtroppo la Romania si distingue in negativo fra i Paesi dell'Unione e questo - con la libera circolazione dei cittadini europei - è un problema serio a detrimento anche delle persone serie che lavorano da noi. Molto spesso l'impressione che si ricava nel leggere le storie di certi delinquenti e le loro impressionanti fedine penali è che in Italia si possa con troppa facilità ottenere condanne miti e trovare cavilli per tornare in circolazione a delinquere. Mi è capitato di registrare in certe occasioni lo scoramento delle Forze dell'ordine per una sorta di impunità con cui autentici criminali riescono a limitare i danni grazie ad un senso di garantismo spesso degno di miglior causa. Non sono un esperto della delicata materia penale e dei suoi meandri e mi rendo conto - potrei rifarmi a tanti processi che hanno fatto clamore in Italia - che le sentenze cambiano nei diversi gradi di giudizio proprio per la cautela necessaria prima di infliggere pene che cambiano una vita, ma penso anche che laddove il quadro probatorio sia netto non ci debbano essere tentennamenti per fermare chi delinque spesso con gusto e disprezzo. Se la violenza, come quella dimostrata dal delitto di cui è stato vittima il povero scultore Paolo Morandini, appare cieca e insensata non ci deve essere - come è opportunamente avvenuto questa volta - nessun tentennamento da parte delle corti che si esprimono "in nome del popolo italiano". Certe persone, certe "bande", certe concezioni della vita vanno fermate brandendo il Diritto e gli episodi pericolosi e sanguinosi di cronaca nera, che ci riempiono di apprensione, lo dimostrano quotidianamente.