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21 mag 2012

Il blog e la sfera più intima

di Luciano Caveri

Capita di sentirsi, anche se lo faccio raramente, nelle condizioni di scrivere qualcosa di più intimo e oggi riguarderà il blog stesso.  Siete  in molti a seguirlo e questo mi conforta, assicurandovi che non ho mai avuto nel tenerlo vivo intenti elettoralistici. Anche perché sarebbe miserrima una politica concepita solo come un apostrofo che colleghi un'elezione con un'altra. Aggiungerei che esiste uno "zoccolo duro" di lettori, partecipi - nella loro lettura quotidiana - di questo mio diario giornaliero. So bene che questi pensieri sono come le ciambelle, ogni tanto riescono con il buco e altre volte no. So anche che non sempre quel che scrivo coincide con il pensiero di chi legge e non potrebbe essere altrimenti, ma spero che si apprezzi il fatto che "ci metto la faccia". Talvolta mi farebbe piacere che ci fossero più commenti: non mi stupisco che alcuni partecipino e poi si stufino, che altri non abbiano voglia di scrivere o temano la scrittura oppure che alcuni si registrino e poi si scordino le modalità d'accesso e si limitino a sbirciare se quel che dico quel giorno può essere o meno interessante da leggere. Io non ho particolari ambizioni con i post e mi barcameno ogni giorno a cercare argomenti. Non penso alla posterità, anche se scrivere imprigiona pensieri, sensazioni e vita vissuta che un giorno mi farà compagnia. Ogni tanto penso - e mi capita di commuovermi, perché non ho mai avuto paura di piangere, essendo un modo per esprimere le proprie emozioni - che in futuro i miei figli o chissà i miei nipoti troveranno, nel mare di banalità qui annotate, un guizzo che interessa loro, come se si trattasse di un ponte con me. E' un pensiero consolatorio.  Ogni tanto ripenso a mio padre e più passa il tempo dalla sua morte e non lo ricordo più come un vecchio ormai dolente che mi guardava senza più aver voglia di vivere, dopo una vita cha era stata lunga e generosa. Immagino che in limine si fosse ben reso conto che gli ultimi granelli di sabbia scorrevano nella clessidra. Oggi appunto rivedo dei flash di mio papà più giovane. Quando lui aveva la mia età di oggi, io avevo ventiquattro anni e ogni tanto mi capita di fare calcoli astrusi di questo genere fra lui e miei splendidi figli. Mi spiace che abbia scritto pochissimo della sua vita. . Ma a compensazione c'è quel fenomeno che ho già descritto e che ogni adulto avverte quando invecchiando ritrova in sé tratti e comportamenti dei propri genitori e parenti. E vede quelle stesse cose nei propri figli: il sigillo dell'ereditarietà.