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19 mag 2012

Il caso greco

di Luciano Caveri

Ogni volta che mi è capitato di andare in Grecia, in prevalenza per turismo ma anche per l'attività parlamentare, ho avuto momenti d'emozione cui certo non avevo mai pensato, quando al Classico sudavo sette camicie davanti alle versioni di greco. E invece quelle fatiche e la letteratura studiata le ritrovavo nei luoghi visitati e quelle cose apprese, considerate totalmente inutili da ragazzo, tornavano dal passato nella contemplazione delle tracce di una storia straordinaria, che tanto ha pesato nella formazione del pensiero occidentale. Il momento culminante è accaduto quando ero Presidente di Commissione al Parlamento europeo, e mi portarono avanti ed indietro in elicottero da Atene in un luogo sperduto del nord del Paese. Vedere dall'elicottero l'enorme "catino" della Capitale con le sue vestigia inglobate in una città caotica e cementificata e sorvolare a lungo il Paese, con i suoi mari e le sue campagne, fu un raro privilegio. Anche la montagna mediterranea, aspra e abbandonata, era bellissima con quella luminosità accecante che domina i panorami. I greci - lo dico incidentalmente - furono preziosi alleati, specie per le loro isole-montagne associate a tanti miti della classicità, nell'aggiungere ai Trattati europee il fatidico "zone di montagna". Oggi la Grecia arranca ed è l'ultimo vagone del treno europeo e forse quel vagone verrà staccato dal convoglio dell'euro e il Paese ellenico si troverebbe disperatamente solo di fronte ad una crisi tremenda di cui gli stessi greci sono stati responsabili come la cicala sprecona (contrapposta alla virtuosa formica) di Esopo, grande scrittore greco di favole "istruttive" del VI secolo. Chissà se l'Unione europea riuscirà in extremis a trovare una nuova formula di salvataggio, dopo il disastro delle elezioni greche che ha mostrato una reazione del popolo greco irrazionale di fronte alla povertà in atto. Si tratta di essere ragionevolmente generosi, chiedendo in cambio di voltare pagina con una politica cui va la responsabilità di un Paese che ha vissuto al di sopra delle sue possibilità e non sono stati i soli a farlo.