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19 mag 2012

Una normativa europea

di Luciano Caveri

Chissà che in epoca di "spending review" (l'anglicismo sarebbe poi un più abbordabile "revisione della spesa", che a sua volta sarebbe semplicemente "tagli") non ci si renda conto che sul lato delle entrate si potrebbero fare seri progressi. La recente chiusura di un bordello a Breuil-Cervinia, le operazioni "antilucciole" di alcuni Comuni come Saint-Vincent le cui strade sono assai animate la notte, le "voci" su di una via aostana con appartamentini molto accoglienti e degni delle vetrine di Amsterdam, l'uso sempre più hot anche in Valle di certe "chat" spalancano, nel limitato orizzonte locale, una bella vista sulla meravigliosa ipocrisia italiana che non intende affrontare il problema della prostituzione. Della legge Merlin, senatrice socialista promotrice della legge nel 1958, non è neanche più il caso di parlare: si trattava di una normativa moralistica, che mirava a cancellare con norme di legge qualcosa di vecchio come il mondo e che dunque non può essere facile da far sparire. Anzi, le conseguenze delle belle intenzioni sono state il degrado umano e sociale ben visibile per strada o la logica - fatta la legge trovato l'inganno - dei mille escamotage, purtroppo anche per mano delle mafie, per far fessa la giustizia che si trova a svuotare il mare con il cucchiaino. Nessuno rimpiange i "casini", ma formule moderne ci sono in altri Paesi europei e a quelle basterebbe rifarsi. Ma lo Stato, cioè il Parlamento cui spetta il potere legislativo, tace in Italia sul merito del problema, mentre ha di fatto liberalizzato il gioco d'azzardo, creando una Repubblica basata sul "gratta e vinci" e le lotterie istantanee. Lo stesso Stato lucra sulle sigarette e sull'alcool, altri vizi. Ma, si sa, il sesso è tabù e in questo campo minato meglio la deregulation senza regole vere (comprese quelle igienico-sanitarie) e senza tasse versate. Mario Monti, paladino della concorrenza e alla ricerca di nuovi settori da spremere, potrebbe occuparsene, non temendo le reazioni che in questo Paese sorgerebbero nel nome della morale pubblica. Non si tratta di parafrasare Cetto La Qualunque e la spassosa parodia berlusconiana del "chiù pilu per tutti", ma di mettere ordine nel caos attuale con tutte le precauzioni del caso, facendo comunque piazza pulita dell'approccio finto proibizionista che ha generato la situazione di degrado sotto gli occhi di tutti quelli che vogliono vederla.