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02 apr 2012

Il vento nei capelli...

di Luciano Caveri

Qualche anno fa, avevo ritrovato la mia "Vespa 125 Primavera" dove l'avevo lasciata, dopo aver avuto la macchina. Lei, la mia "Vespa", comprata nel 1975, a sedici anni compiuti, era rimasta nascosta per più di trent'anni (era stata radiata dalla Motorizzazione) nel garage dell'hotel "Favre" di Champoluc dei miei amici Babi e Tullio. Fu proprio lui a dirmi: «La "Vespa" è ancora lì», dove appunto l'ho recuperata. Prima un meccanico di Châtillon, poi i carrozzieri della "carrozzeria Valdostana" di Aosta hanno con perizia fatto rivivere la creatura. Poi è iniziato il percorso burocratico: ho rinunciato alla targa originale (AO24210) e ho reimmatricolato il veicolo, ormai considerato storico, con il collaudo finale. Ringrazio per avermi aiutato Jean-Paul Aiazzi, cultore e esperto del "vespismo" e delle moto storiche, sapendo che non è facile destreggiarsi nella legislazione italiana. Ieri pomeriggio ho avuto, con la "Vespa", la mia macchina del tempo con una sola differenza: allora niente casco, ora invece è obbligatorio. Sono sceso prudentemente da Aosta a Saint-Vincent senza il "vento nei capelli", ma assai divertito dal ritorno al passato. Con quella "Vespa" ne avevo combinate di belle (24mila chilometri in due annetti), compreso un goliardico "Giro d'Italia" e mille avventure, fra le quali una brutta caduta sulla strada verso il lago Sirio ad Ivrea. Dopo la caduta l'avevo dipinta di blu, ora son tornato al bianco originale. Ieri, mentre davo gas e cambiavo le marce, la mia "Vespa" mi pareva sorridesse. E io con lei.  Mio figlio Laurent, che potrebbe guidarla, l'ha guardata voglioso e il fratellino Alexis era stupito dell'improvviso grande "testone" del papà.  Loro non sanno che «chi Vespa mangia le mele».