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16 mar 2012

Il potere evocatore delle foto

di Luciano Caveri

Sarà capitato anche a voi di trovarvi fra le mani delle vecchie fotografie. Credo che sia un rituale piacevole quello di scartabellare, magari con i propri figli che assistono, ad un rito della memoria. Vi è poco altro di così evocatore come un'immagine, da cui - come per magia - sgorga una parte del passato che talvolta era finito sepolto nei ricordi. Basta un'occhiata e, molto meglio di una seduta spiritica, tornano persone e episodi. Mi è capitato, con dispiacere, di trovare foto di proprietà di parenti scomparsi che non erano più comprensibili, come marionette senza qualcuno che le muovesse e addirittura con i fili spezzati. Oggi la fotografia si è diffusa a dismisura, con gli apparecchietti digitali e l'integrazione nei telefonini, mentre un tempo la storia era ben più complicata. Io ho vissuto la nascita delle macchine fotografiche pocket, che rendevano facile la fotografia, ma ho usato anche una macchina fotografica di famiglia con la complicazione dei tempi di esposizione e affini. E ho vissuto anche la rivoluzione della "Polaroid" con le foto immediate, oltreché annovero un'estate in cui imparai, messo in regola dal fotografo, a stampare le foto in bianco e nero e a correggere le imperfezioni dei volti sui negativi delle fototessere con la matita grassa. E avevo pure imparato, per venderle, le caratteristiche tecniche degli apparecchi di allora, che oggi sembrano ferrivecchi se confrontati a certi modelli sul mercato. Nel mio ruolo pubblico, ho tante "foto ufficiali" e non, scattate nelle situazioni le più disparate, e sono occasione per evocare quello che fu e quello che io stesso sono stato e sono. Un pezzo di vita attraverso le fotografie.