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06 mar 2012

Lo Stato nicchia sulla ferrovia

di Luciano Caveri

Ricordo che, quando ero Presidente, un mattino presto mi telefonò a casa un cittadino per lamentarsi che il pullman in partenza da Emarèse era in ritardo. Esempio - lo dico scherzosamente - di "democrazia diretta".  In fondo, però, al di là della modalità, non aveva torto: il sistema su gomma è storicamente in capo alla Regione, che finanzia, organizza e vigila su questa tipologia di trasporto pubblico locale. Quando ero assessore responsabile dei trasporti, ricordo le discussioni, spesso accese (una volta con l'amico Cesarino Bordon volarono parole grosse), il cui scopo era quello di avere un servizio sempre migliore e "tarare" le tratte per evitare il paradosso di mezzi vuoti in circolazione. Diverso è il treno, che molto spesso rendeva il telefono rovente, perché i cittadini si lamentavano con regolarità dello stato della situazione. Purtroppo ogni volta, come un mantra, dovevo ripetere e lo faccio ancora oggi, che la Regione - onnipresente in ogni ganglio vitale - "non ha per ora una reale responsabilità sul sistema ferroviario". Se non una "moral suasion", di cui le società delle Ferrovie dello Stato, ammesso di avere un interlocutore, se ne fanno un baffo. In teoria sono ormai scaduti i termini, purtroppo non perentori, per il passaggio dallo Stato delle competenze sulla gestione della linea e, volendo si può ottenere anche la proprietà dell'infrastruttura (con il solito problema del "buco nero" fra il confine valdostano e Ivrea, che interessa noi, ma non i piemontesi). Questo in applicazione della norma d'attuazione che ho seguito da vicino come membro della "Commissione Paritetica" e credo di averlo fatto conoscendo i dossier sulla ferrovia, che non sono semplici e mi portano a diffidare di chi risolve tutto in slogan. La paralisi politica attuale deriva da un fatto semplice: qualunque scenario si scelga e cioè prendere tutto o solo una parte, bisogna ottenere in cambio certezza sui soldi. Altrimenti, con gli attuali e futuri tagli alle risorse proprie, sarebbe un salto nel buio. Lo Stato nicchia, e questo atteggiamento è offensivo nei confronti dei valdostani, specie in un'epoca in cui la qualità del servizio e della linea (sarebbe interessante fare un'expertise sulla manutenzione negli ultimi anni) non ha mai raggiunto - lo ripeto, "per colpa dello Stato" - livelli così bassi.