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31 gen 2012

Un "caso" di cui si parla

di Luciano Caveri

Chi ha un diario pubblico non può tirarsi indietro e far finta di niente di fronte a notizie significative, malgrado la difficoltà di trattarle "a caldo". Capisco che "il silenzio è d'oro", ma ad avere un blog si stipula nel tempo un rapporto con i lettori che non può essere inquinato da "convenienze". Mi riferisco al "caso Lavoyer", dal nome dell'assessore alle Finanze della nostra Regione autonoma citato in un rapporto in seguito ad un'ispezione della "Banca d'Italia" sul funzionamento della "Bcc" (di cui, per altro, sono socio e questo aumenta l'interesse). La lente d'ingrandimento avrebbe riguardato movimento bancari e fidi suoi e del suo entourage. So che i giornalisti - mi riferisco a chi non si limita alle "veline" - già qualche giorno fa avevano chiesto all'interessato delucidazioni che pare non fossero state date. Capisco quanto il ruolo della stampa (con un compito "rivelatore" in questo caso dell'Ansa per prima e poi de "La Stampa") sia per chi fa politica una scomoda "spada di Damocle", ma ho sempre considerato quello del giornalista il mio vero mestiere e trovo che l'informazione giochi un ruolo fondamentale in democrazia. Per questo quando ho avuto ruoli di responsabilità in politica non mi sono mai sottratto ai colleghi e il mio telefono era per loro sempre acceso. E a loro ho sempre detto "pane al pane e vino al vino". Così come da giornalista, anche quando trattai questioni difficilissime tipo "affaire Casinò", ho sempre cercato di farlo distinguendo con esattezza la ricostruzione dei fatti dai miei commenti personali. Questa distinzione mi pare proprio che mancasse nel ben noto articolo sul "Il Sole - 24 Ore" di cui tanto si discute in queste ore. Vedremo ora quali spiegazioni verranno date della vicenda perché è necessario conoscere fatti e circostanze. Per quel che mi riguarda è importante l'aspetto politico, perché il resto non mi compete.