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16 gen 2012

La stagione delle "Foire"

di Luciano Caveri

Si apre la stagione delle fiere artigianali tradizionali. Nel breve volgere di pochi giorni, prima a Donnas e poi ad Aosta, le "Fiere di Sant'Orso" occuperanno la scena in una grande rappresentazione popolare. Questi momenti di festa hanno radici antichissime, legate ai riti del mondo contadino e al passaggio fra il cuore dell'inverno più buio e il ritorno della stagione più favorevole con il bel tempo e il risveglio della natura. E' difficile oggi per tutti noi concepire come le società rurali del passato fossero ben più conformate e influenzate dai ritmi delle stagioni e di come l'inverno - quando la neve era una maledizione e non la materia prima per lo sci - significasse un elemento in più nella vita grama. Oggi possiamo dire che le "Foire" sono un'occasione simpatica per muoversi "en plein air", per "fare festa" (e "festa" è una delle poche parole che resta uguale nelle principali lingue europee!) e anche per ammirare la crescente e multiforme produzione artigianale. So che anche la tradizione artigianale, che culmina appunto nelle Fiere, divide e appassiona. Ci sono diverse scuole che si confrontano e faccio solo due esempi. Il primo è il pendolo che fa oscillare l'artigianato fra tradizione e innovazione, sapendo - come ho sempre detto - che la tipicità è un elemento mai fermo e in continua trasformazione, ma i cambiamenti devono essere pilotati dal buonsenso. Il secondo esempio, legato in parte al primo, riguarda le dimensioni delle Fiere fra il gigantismo e una taglia ridotta. Trattandosi appunto di momenti di festa non mi formalizzerei: meglio includere che escludere, lavorando semmai con formule espositive che distinguano bene prodotti e loro qualità. Ma sono riflessioni che valgono poco rispetto alla ricerca vera in epoca di crisi, quella di un momento di distensione che "cementi" il senso di comunità. E sappiamo quanto ce ne sia bisogno.