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16 gen 2012

Ora spetta al Parlamento

di Luciano Caveri

Avevo firmato i due referendum per abrogare la legge in vigore (nota non a caso come "Porcellum") per le elezioni politiche. Ma i referendum non ci saranno, così ha deciso la Corte Costituzionale e non vale la pena di dire «aspettiamo di leggere la sentenza». Appare infatti evidente che i giudici della Consulta abbiano ritenuto di dire «no» al pronunciamento popolare per la semplice ragione che l'abrogazione delle norme non avrebbe consentito, in questo momento, di avere una legge elettorale impiegabile. Sarà pur vero che in questo modo si è solo stati coerenti con la giurisprudenza ampiamente assestata dei "giudici delle leggi", ma è indubbio che l'attesa che si era creata per avere un segno di cambiamento con un voto popolare svapora in un batter d'occhio. Come firmatario, mi colpisce che i promotori non avessero, sin dall'inizio del procedimento per giungere al referendum, preso in considerazione quei problemi tecnici che in queste ore sono, invece, apparsi preclari. Tuttavia, resta il fatto che oltre un milioni di cittadini hanno chiesto di usare lo strumento del referendum e questo messaggio, che non finirà con un ricorso alle urne, resta in tutta la sua forza politica. Spetta al Parlamento, che si lamenta di un Governo di "tecnici" che quotidianamente ruba la scena agli eletti dal popolo, mostrare in questa materia la forza della sovranità popolare, riscrivendo per le prossime elezioni politiche le regole di voto. So bene che per la Valle, nel passaggio fra "Mattarellum" e "Porcellum", nulla è mutato per eleggere il nostro deputato e il nostro senatore, ma il sistema vigente nel resto d'Italia per la Camera dei Deputati è un metodo avvilente che affida l'elezione più ai partiti che ai cittadini. E questo interessa anche i valdostani.