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15 gen 2012

Il latte nel pentolino

di Luciano Caveri

"Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte"" è una canzone del 1963 di Gianni Morandi (avevo il "45 giri" e dunque la so a memoria). Descriveva - in quella società così ingenua e ruspante - l'attesa dello spasimante speranzoso per la ragazzina che  poteva uscire di casa appunto solo «per prendere il latte».  Un'abitudine, frutto dei consumi e del commercio, ormai scomparsa, mentre allora i più giovani in casa - me compreso - dovevano rendere questo servizio. Il latte lo si andava a prendere dalla lattaia o, specie qui in Valle, direttamente in stalla. Il latte era un alimento importante e, ben prima che nascesse la moda dei distributori automatici di latte crudo, così lo si comprava, anche se allora era detto "latte fresco" (oggi questa definizione designa "altra cosa"). Ricordo il mio stupore quando, da bambino, vidi per la prima volta i tetraedri con facce triangolari di cartoncino con cui si confezionava il latte e ancora oggi mi stupisco delle incredibili varietà di latti in commercio. Leggo che in questi giorni è stata ribadita la necessità di bollire il latte crudo prima di berlo da parte del Ministero della Salute. Ciò è la conseguenza di recenti analisi dell'Istituto zooprofilattico di Torino, che ha rilevato diciotto casi di batteri patogeni presenti nel latte crudo erogato dai 178 distributori del Piemonte. Non c'è da stupirsi - e ricordo le spiegazioni di mio padre veterinario - per i rischi derivanti da malattie bovine come la tubercolosi e la brucellosi. Così una delle prime cose che si imparava da bambini era bollire il latte nel pentolino prima di berlo (o di "mangiarlo" con biscotti o - come piaceva a me - con i grissini messi a "pucciare" nel tazzone). Scopro ora che bollire non significa spegnere quando il latte si alza nel pentolino (leggo che quel che fuoriescono sono le proteine del siero), ma bisognerebbe farlo bollire ancora un po' per essere sicuri di raggiungere la temperatura necessaria. Malgrado questa mancata accortezza, sono vivo e vegeto e ho in bocca, se solo ci penso, il gusto del latte d'allora e non è semplice ritrovarlo oggi.