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03 dic 2011

Se non ora quando

di Luciano Caveri

Sono per tre giorni a Bruxelles per il mio "lavoro europeo" e trovo qui un clima fatto di attese e incertezze in vista di una serie di vertici decisivi per il futuro dell'Unione europea. Prevale la tesi che si andrà verso un'Europa a due velocità, che non è un tema nuovo, se non per la circostanza che l'Italia rischia di essere retrocessa in "serie B". Uno scenario davvero inquietante e da oggi il presidente Mario Monti sarà di nuovo nella Capitale europea. Mentre in Italia e in Europa la crisi morde e dal bordo del precipizio si osserva la profondità dell'abisso, da noi in Valle tutto prosegue apparentemente nell'assoluta normalità. Nomine, leggine, appalti, promesse: il tempo sembra essersi fermato, anzi sembra che la moviola abbia riavvolto su se stessa la storia, tornando indietro. Esiste qualcosa di strano e assieme di rassicurante in questo ritorno al passato, come una collettiva "coperta di Linus" da tenere stretta per stare sicuri e sereni. Un atteggiamento che mi pare dimostrerà tutti i suoi limiti. In questo contesto, il silenzio è d'oro e chi si esprime è bollato come un frustrato. Perché in fondo il conformismo è una pantofola comoda e uniformarsi appare normale in pubblico e si mugugna in modo crescente in privato perché ci si crede o perché non si sa mai...  Eppure ci sono molte ragioni per interrogarsi, se non ora quando, sul futuro della Valle, liberandosi da una sorta di ragnatela che paralizza i pensieri e le azioni innovative. Penso che saranno le circostanze complesse a spezzare una certa routine e a far prevalere - tanto per non perdere la patente d'ottimista - il confronto. Sui tempi, purtroppo, non so dire.