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03 ott 2011

Il dovere di viaggiare

di Luciano Caveri

Da bambino uno dei regali favoriti, rispetto ai soli giocattoli, per altro centellinati rispetto all'abbondanza attuale per i bambini, fu un mappamondo sgargiante con la luce dentro. Il mondo e i ritagli colorati degli Stati non finivano di stupirmi e trovare il minuscolo pezzo di terra corrispondente alla Valle mi colpiva. Esercizio d'osservazione del pianeta che, pur con qualche mutamento intervenuto negli anni, mi tornò utile quando studiavo per la seconda laurea (mi manca solo la tesi...) e, potendo scegliere un esame di un'altra facoltà, scelsi - per i pochi libri da portare - un esame del tipo "Geografia politica" o giù di lì all'allora Magistero. Quando arrivai trullo trullo all'appello, prima di interrogarmi sullo scarno programma, inaspettatamente mi fecero delle domande sulla "carta muta" del mondo, cioè senza il nome dei Paesi. Me la cavai grazie al mappamondo e agli avvenimenti seguenti su cui ero istruito. Tutto questo per dire, ammesso che ci sia un nesso, che non è solo bello guardare le carte geografiche, compre quelle storiche che sono fantastiche, ma è un indispensabile plus - per non girare il mondo stando solo alla propria scrivania come faceva Emilio Salgari - viaggiare per conoscere. A me è capitato e capita di farlo per impegni politici, ma anche per puro svago e oggi, specie grazie ai voli low cost, per quanto ormai pieni di trappole, si trovano ottime soluzioni e sono molti i siti che ti aiutano a trovare sistemazioni alberghiere con un buon rapporto fra prezzo e qualità. Insomma non ci sono buone scuse per essere stanziali.