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16 set 2011

Suona la campanella

di Luciano Caveri

Quanti sono esattamente i giorni dal "primo giorno di scuola"? Per me, che non sono andato all'asilo, direi in sequenza: prima elementare, prima media, quarta ginnasio e primo giorno di Università. Come i gradini di una scala, sono queste le tappe che mi hanno accompagnato lungo la strada della vita, dando quel senso della prima volta di fronte alla scuola. Certo è un "salto", che quest'anno spetta anche a mia figlia Eugénie, iscritta - ed è un'emozione per suo papà - al primo anno del Classico "bilingue" di Aosta. Si tratta di un momento, come un rito d'iniziazione, della crescita verso l'età adulta. Loro crescono e noi genitori invecchiamo! Fugit irreparabile tempus! E confesso che oggi, a veder sciamare bambini e ragazzi verso le loro scuole, mi si stringe il cuore, sono contento per loro e vorrei che non perdessero neppure un briciola di questi ricordi che poi rischiano di essere spazzati via facilmente dalla furia della vita.  Per meglio spiegarmi: l'altro giorno, in un'intervista, Francesca Soro mi ha chiesto se fossi "melanconico". Avendo escluso il significato "medico" del termine che definisce una nevrosi piuttosto autodistruttiva, ho pensato - prima di rispondere - che si rifacesse al significato letterario del termine, che un dizionario francese, sotto "mélancolie", così sintetizza: "Sentiment d'une tristesse vague et douce, dans laquelle on se complaît, et qui favorise la rêverie désenchantée et la méditation". Ho risposto di «no» senza alcun dubbio.  Il ricordo del passato non è mai per me motivo di tristezza e men che meno di rimpianto. E' un "vissuto" che amo e spiega quel sono oggi con pregi e difetti. Ognuno è in parte la costruzione derivante dalle proprie esperienze. Mi fa, semmai, tenerezza quando mi raccontano che in prima elementare, il primo giorno di scuola, non mi capacitassi dell'obbligo di stare a scuola, quando a casa stavo benissimo! Non posso che provare simpatia per quel bambino che ero e che si limitava ad esprimere, facendosi pure venire il mal di pancia, quel che sentiva il primo giorno di scuola.