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16 set 2011

Non è solo un problema di definizione

di Luciano Caveri

L'International Herald Tribune ha dedicato un reportage, richiamato in prima pagina, al mondo contadino della provincia di Cremona, raccontando come il lavoro degli immigrati indiani del Punjab, per lo più Sikh, abbia permesso all'industria casearia - in particolare al "Grana Padano" - di sopravvivere. In Italia, nel settore agricolo, il quaranta per cento degli addetti sono stranieri in lavori per i quali, pur con disoccupazione crescente, gli italiani non sono più disponibili per orari e fatica. La stessa cosa vale anche per la Valle d'Aosta, dove - specie in alpeggio - la percentuale di extracomunitari è elevatissima, compresi i casari-fruitiers e senza di loro il settore e pure la catena di apprendimento di antiche conoscenze della lavorazione del latte si fermerebbe. E' la realtà con cui confrontarsi e non esiste alternativa a meccanismi d'integrazione perché il multiculturalismo in Europa ha mostrato tutti i suoi limiti in società come quelle inglese e francese. Pare che un prima problema sia linguistico, dopo che il Procuratore di Savona, Francantonio Granero, ha inviato alle Forze dell'ordine una circolare con l'invito a non usare più il termine, che suonerebbe discriminatorio, di "extracomunitario" a favore di "cittadino straniero". In Questura hanno risposto indirettamente proponendo, per distinguere bene i cittadini europei dagli "stranieri", la parola "extraunionisti", immagino tradotto dall'anglicismo "non EU citizen". Esaurito questo problema di definizione, resta la sostanza.