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27 ago 2011

La solita storia

di Luciano Caveri

Sui concorsi di bellezza c’è chi la pensa in un modo e chi in un altro: basta essere almeno chiari sul contenuto, che resta, malgrado ogni operazione di maquillage, una questione di "misure". D'altra parte non c'è mai stata - ammesso che abbia un senso - "Miss intelligenza", che premierebbe anche una bruttina, perché la miss (signorina in italiano) resta imbevuta dalla logica "tette e culi". Anzi, ogni volta che si fanno test di cultura generale servono per il divertimento del pubblico, che può giocare con il più classico dei cliché: la "bella oca". Se fossi una donna, chiederei l’abolizione dei concorsi di bellezza, che restano egualmente squallidi a livello locale come intercontinentale. Ma poiché mi pare che il fenomeno più che diminuire si stia espandendo - basta vedere alcuni concorsi tutti valdostani di quest'estate - mi sia consentito notare come, per l'ennesima volta e malgrado le promesse di Patrizia Mirigliani («bisogna che tutte le Regioni siano davvero rappresentate»), patron di "Miss Italia" in una logica ereditaria, le valdostane restino in panchina, non meritevoli d'attenzione. Infatti la fascia della  Valle d’Aosta sarà indossata da una diciannovenne torinese, Alessia Cervelli ("nomen omen" a smentire il solo sex appeal?). Si tratta ormai di una prassi normale quella di "piazzare" una piemontese al posto di una valdostana (sembra di parlare di bovine...), come se le nostre ragazze interessate fossero dei "cessi", cosa che possiamo tranquillamente escludere. Ma le vie dei concorsi di bellezza sono infinite.