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25 lug 2011

Una difficile stagione

di Luciano Caveri

Agosto è in politica, da sempre, una sorta di "rompete le righe". Per cui immagino che Silvio Berlusconi non veda l'ora di traguardare gli ultimi spinosi passaggi parlamentari per giungere poi a settembre. La logica del giorno per giorno ormai prevale e ciò è comprensibile, avendo ormai da tempo avviluppato i propri destini imprenditoriali all'avventura politica - comunque straordinaria, qualunque giudizio si dia - che cominciò all'inizio degli anni Novanta. A dargli manforte nella filosofia di resistere ad ogni costo ci pensa l'opposizione che oscilla fra pensieri di collaborazione - «per il bene del Paese», come si diceva una volta - a fronte della grave crisi economico-finanziaria e vampate protestatarie in cui al Cavaliere non viene risparmiato nulla. L'oscillare del pendolo crea, a mio modesto avviso, una situazione di totale incomprensione nell'opinione pubblica cui sfugge la ratio del passaggi fra la logica istituzionale e la ghigliottina. In questa sorta di vuoto pneumatico, una specie di apnea che crea ipossia, l'Italia vivacchia. E l'analisi compiaciuta di alcuni articoli di stampa sul "caso belga", dove da quattrocento giorni si vive bene con un Governo in «ordinaria amministrazione» per l'incapacità di formare un nuovo esecutivo per le liti fra fiamminghi e valloni, sembra preludere ad una stagione in cui anche da noi si possano allegramente buttare a mare i politici, in quel tutt'uno di "casta" che va preso con le pinze perché qualunquismo e populismo partoriscono mostri. Ma chi lo dice, ammonendo di non fare di «tutta un'erba un fascio», risulta sgradevole difensore dell'indifendibile e della corporazione cui appartiene. A ben vedere una situazione confusa e nebbiosa che preoccupa.