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29 giu 2011

Ricordi come cianfrusaglie

di Luciano Caveri

La lucciola l'ho vista di nuovo: pulsava l'altra sera, volando a zig zag, in una serata calda ad Issogne. Ricordo da un rifugio d'alta quota sul Monte Rosa quel mare di nuvole sulla pianura sottostante e il sole sulle cime. Ero seduto la notte alla Galeazza d'Oneglia, in una spiaggia di ciottoli, ascoltando il rumore della risacca. In un bosco a Pila, in un giorno caldo d'estate, riparato sotto un albero al fresco, studiando i movimenti di una colonna di formiche. Primavera: gli sci che graffiano la neve trasformata, in un "muro" fuoripista dalla pendenza vertiginosa, a Champoluc. Quel cielo stellato nell'atollo delle Maldive in cui non riconosco nulla del poco che so delle stelle del "nostro" cielo. La luce abbagliante, in piena notte, del sole di Mezzanotte in Lapponia. Gli attimi della vita appaiono e scompaiono nei ricordi, finendo come cianfrusaglie di un ferrovecchio in qualche neurone del cervello a confermarti non solo - banalmente - che "tempus fugit" (il tempo fugge) o "carpe diem" (cogli l'attimo), ma che la vita è fatta di figurine e siparietti che messi assieme danno un risultato dinamico e di flusso, di cui siamo gli unici custodi. Con Louis Aragon: "il est permis de rêver. Il est recommandé de rêver. Sur les livres et les souvenirs. Sur l'Histoire et sur la vie". Il che, in fondo, è un elogio all'invecchiamento come stratificazione dei ricordi, maturazione delle letture e voglia crescente di capire la Storia e le storie...