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19 mag 2011

Partigiano e ebreo

di Luciano Caveri

Oggi ho incontrato Enrico Loewenthal, 85 anni, venuto in "Rai" per rivedere il filmato sui partigiani girato nel 1945 da Ottavio Bérard. Voleva verificare se si riconosceva nelle immagini girate al centro di Aosta il giorno della liberazione della città il 28 aprile di quell'anno. In effetti si è visto sul camion sequestrato ai nazisti (a sinistra con a fianco Ugo Sogno, altri partigiani e in fondo a destra il mio amico Efisio Noussan): un momento festoso per l'allora giovanissimo comandante partigiano che visse nelle montagne sopra Allein, coordinando due piccole bande, negli ultimi mesi della Resistenza. Una storia interessante la sua di ebreo tedesco, vissuto a Torino e vittima delle leggi razziali prima naziste e poi fasciste, «salito in montagna» con la particolarità di essere, come Primo Levi, partigiano ed ebreo, parente fra l'altro di quella famiglia ebrea, gli Jona, deportati da Issime, dove si erano rifugiati. Con l'editore "Zona", proprio in queste ore a Torino al "Salone internazionale del libro", Loewental presenta un libro "Mani in alto, bitte" con ricordi e documenti anche sul suo periodo valdostano. Nel dopoguerra collaborò a lungo, con storie avvincenti, con il "cacciatore di nazisti" Simon Wiesenthal. Oggi vive fra Torino e Pantelleria con una memoria straordinaria di fatti e personaggi che "cattureremo" con le telecamere: per non dimenticare.