Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
05 mag 2011

Igiene mentale

di Luciano Caveri

Una ventina di anni fa iniziò la sperimentazione degli "sms" (acronimo dell'espressione in inglese "short message service"), che oggi ci fanno quotidiana compagnia sui nostri telefonini, dando vita ad un linguaggio sincopato ed ammiccante con uso anche di "emoticon" (tipo le faccine) e animando una vita sociale extracorporea. Ricordo persino i tempi - beata gioventù... - in cui ogni spedizione di messaggio era un fatto rarefatto e quasi iniziatico per il ristretto novero dei possessori di cellulari. Qualcuno potrà confermare che i primi tempi - io avevo un "Nokia Communicator" - appariva alquanto maleducato ad un incontro o ad un convegno scrivere sul palmare o messaggiare. Si creava un certo imbarazzo, come se si violasse una regola del galateo. Oggi, quando parli in pubblico, a parte lo squillare di telefonini con le suonerie le più inverosimili, noti tra in platea e anche fra chi siede vicino a te una varietà di comportamenti attorno a ricezione o spedizione di sms o mail in un grande affannarsi sui diversi tipi di tastierine. I più sofisticati navigano beatamente su Internet, i più alienati si baloccano con i giochini.  Giuro d'aver visto ragazzini in gruppo (la compagnia, come si diceva un tempo) che in silenzio fra di loro, snobbando la socialità in carne e ossa, si concentrano sui telefonini, sprofondati nell'atonia di una vita virtuale. Per questo trovo esemplare che, come diceva un vecchio slogan di un amaro "contro il logorio della vita moderna", durante la gita scolastica di mia figlia - cui accenno qui a fianco - sia scattata una regola: la sparizione anti-alienazione, durante la giornata, del telefonino d'ordinanza. Si tratta di pura igiene mentale, cui bisognerebbe volontariamente sottoporsi.