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01 mag 2011

Pasqua "alta"

di Luciano Caveri

A me questa storia della mobilità della Pasqua, che scende e sale nel calendario, perché convenzionalmente fissata nel IV secolo - dopo un sacco di liti e discussioni - nella prima domenica dopo il primo plenilunio (luna piena) di primavera, continua a sembrare una bizzarria. D'altra parte è convenzionale anche il Natale, che almeno ha il vantaggio della fissità. Ci riflettevo per i "mugugni" del mondo turistico valdostano perché la Pasqua così "alta" (sino a quando avrò ottant'anni, se ci arrivo, una così non la vedrò più) ha spinto i turisti verso altre mete, complice anche il caldo che ha fatto squagliare la neve e chiudere buona parte delle stazioni sciistiche. Si è aggiunta una cattiva condizione del tempo, anche se questa volta le previsioni sono state date in modo garbato, ma - guardando il cielo azzurro - purtroppo sbagliato. L'unico antidoto contro la Pasqua "ballerina", negativa per il turismo in montagna perché la primavera avanzata attira altrove, non potendo essere ovviamente la definizione di una Pasqua fissa, impensabile pena una revisione del calendario vigente (non ditelo a Silvio Berlusconi che rischia di metterci mano, con la solita leggina "ad personam", per fermare il suo invecchiamento, come fa con la chirurgia plastica), non può che essere l'agevolazione delle "settimane bianche" secondo il sistema francese concepito appositamente e agevolato da iniziative nelle scuole. Ogni tentativo in passato di "spingere" in questa direzione è stato accolto con vivo interesse nei palazzi romani, qualunque fosse l'inquilino di turno, per poi regolarmente finire nel dimenticatoio e così gli sciatori complessivi in Italia diminuiscono di anno in anno e tutti noi ne dibattiamo dottamente, andando "a caccia" di sciatori stranieri.