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28 apr 2011

Tra uovo e colomba

di Luciano Caveri

L'amicizia con un "chocolatier" offre la possibilità di seguire la lavorazione. Per cui, grazie a Mauro Morandin (figlio d'arte del papà Rolando), ho visto il mega-uovo di Pasqua dedicato al 150esimo dell’Unità d'Italia durante il lavoro, seguendo ragionamenti e inventiva dell'autore che "parla" con questi suoi prodotti dolciari. Ho sempre trovato interessante, perché questa è la caratteristica dell’artigianato d'eccellenza, il vedere "dietro le quinte", che consente di seguire la produzione nella sua progressione e nella fantasia di chi percorre un proprio filo logico creativo. Così, mentre le lavorazioni industriali (penso alle uova della "Feletti" di Pont-Saint-Martin che sfilano come soldatini di piombo sul nastro trasportatore) hanno il fascino del macchinario industriale, il lavoro di fino dell'artigiano mette assieme la modernità con la profondità della tradizione. E la storia del cioccolato, grazie al cacao arrivato dalle Americhe (e cioccolato viene dall'atzeco cacahuatl, "bevanda di cacao"), pone la nostra Valle tra due fuochi: da un lato la tradizione del cioccolato svizzero e dall'altra l'esperienza piemontese. Certo Pasqua ci permette in modo esemplare di trovarci di fronte al vecchio dilemma di che cosa sia tradizionale (trasmissione nel tempo) e che cosa sia tipico (proveniente da una certa località). Le due cose possono essere congiunte o disgiunte e la "colomba pasquale" – l'altro prodotto della festività assieme all'uovo, antico simbolo di fecondità in tutte le religioni - ne è esempio tangibile. C'è chi cerca lontanissime tradizioni longobarde, ma poi – scava scava – scopri che all'inizio Novecento la Motta aveva bisogno di uscire dalla stagionalità del "panettone" per usare le apparecchiature ed ecco nascere la "colomba", tradizionale simbolo di pace pasquale. Oggi è un prodotto tipico italiano che è diventato, attraversando il tempo e persistendo nel successo, una tradizione.