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16 apr 2011

Nord-Sud

di Luciano Caveri

Leggo su "Le Monde" un articolo di Emmanuel Le Roy Ladurie, ottuagenario storico dell'Academie des sciences morales et politiques. Il titolo spiega tutto: "Nouvelle géopolitique de la Méditerranée. Une vieille Europe fascinée par la vitalité politique du Sud". Si tratta di capire il legame profondo fra nord e sud attraverso il Mediterraneo, riferendosi infine ai rivolgimenti in atto in alcuni Paesi del Nord Africa. C'è un passaggio - nel descrivere la pulsione verso il Sud del Nord - che sintetizzo e vi propongo: "Le Nord, toujours: en Italie, Cavour, politicien piémontais (...) détruit sans scrupule lors de notre Second Empire toutes les principautés et petites monarchies péninsulaires au profit de la vorace dynastie savoyarde; elle s'installe sans complexe à Rome et contrôle tant bien que mal un espace considérable qui s'étend du Val d'Aoste à Lampéduse et Pantelleria". Il tema, al di là della citazione della Valle che Ladurie conosce come studioso del clima, è interessante e innesca una breve riflessione. Se il distacco dalla Savoia del 1860 "isola" la Valle d'Aosta da un contesto transalpino che era caratteristica di "longue durée" nella storia valdostana e fa della Valle una minoranza linguistica, la discesa al Sud - nella logica dello Stato unitario a partire dal 1861- ci fa entrare, a rimorchio dei Savoia, in un contesto di uno Stato vasto e per molti aspetti "diverso" e così i legami tradizionali mutano in profondità. Pensiamo a come ciò abbia creato legami impensabili proprio con il sud d'Italia con conseguenze evidenti a fronte di fenomeni assai incisivi sul nostro tessuto sociale, com'è avvenuto con la massiccia immigrazione meridionale e ora, tenendo conto degli opportuni distinguo, con gli immigrati che arrivano da Paesi di diverse sponde del Mediterraneo, dall'Albania al Maghreb. Segno, appunto, che la storia non si ferma ai territori geografici sempre fermi sulla stessa longitudine e latitudine. Perché, a dispetto di questa fissità fisica, queste "regioni" (e le comunità appunto anch'esse cangianti) mutano, invece, seguendo i cambiamenti della geopolitica. Ciò  pesa sulla nostra cultura e anche sulla natura della nostra attuale autonomia, specie in previsione del futuro.